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E se vendessimo il Pozzo di San Patrizio ?

Massimo Gnagnarini - UDC di Orvieto

E se vendessimo il Pozzo di San Patrizio ?

Naturalmente tutti sanno che il nostro  Pozzo di San Patrizio ? inestimabile come del resto lo sono tutti gli altri beni culturali ( la necropoli etrusca, i due musei, orvieto underground, ecc. ) i quali, per nostra fortuna, restano pure inalienabili.

Tuttavia un valore e un prezzo corrente di tutto questo ben di Dio lo si pu? ottenere in ragione del loro ritorno economico valutato attraverso gli stessi criteri con cui si pu? stimare il valore di una miniera data in concessione. In altre parole ? possibile stabilire quanto vale, in euro, questo nostro straordinario  giacimento culturale  che appartiene a tutti gli orvietani attraverso questo semplice conteggio:

A Orvieto girano circa 150.000 visitatori l?anno ed ? quanto gi? avviene senza alcuna operazione di marketing degna di questo nome. Ora se osserviamo il rapporto medio tra numero di visitatori e tickets staccati in altre pi? progredite citt? d?arte ne ricaviamo che il gettito annuo per Orvieto non sarebbe inferiore ai 2 Ml di euro che potrebbero o meglio dovrebbero finire nelle casse comunali con ampio ristoro delle stesse.

Questa stima si riferisce esclusivamente ai biglietti per la visita dei beni e dei siti sopra citati con buona pace di tutti quelli che continuano a considerare minore il cosiddetto turismo di passaggio.

Non conosco precisamente quanto realmente oggi il comune incassi di questi soldi. Se qualcuno lo sa lo renda noto anche perch? negli ultimi mesi il dibattito politico sui guai finanziari del comune ha spostato tutta l?attenzione sugli sprechi della spesa, ma si deve anche dire che l?incapacit? di ottimizzare le entrate ? stata altrettanto deleteria e colpevole.

Del resto anche la sistemazione definitiva del Casermone e dell?ex Ospedale in Piazza Duomo di per s? non aggiungono nulla al patrimonio culturale esistente. Qualunque siano le soluzioni che saranno adottate esse resteranno strumentali all?accoglienza e alla erogazione di servizi per quei 150.000 o pi? visitatori all?anno.

Pertanto il tornaconto dell?imprenditoria privata, che si accinge a investire su Orvieto, dovr? derivare dai margini che essa sapr? ricavare dai servizi nuovi creati e offerti alla propria clientela potendo per questo contare si sullo straordinario vantaggio competitivo rappresentato dall?unicit? di Orvieto e da ogni agevolazione possibile da parte delle istituzioni cittadine nella concessione dei siti , ma deve restare ben distinto il godimento delle rendite dirette derivanti dallo ?sfruttamento? del patrimonio culturale cittadino  che spettano a ogni orvietano e che il Comune ha il dovere di incassare per ridistribuirle a beneficio dei cittadini stessi.

O no?!

E se vendessimo il Pozzo di San Patrizio ?

Naturalmente tutti sanno che il nostro  Pozzo di San Patrizio ? inestimabile come del resto lo sono tutti gli altri beni culturali ( la necropoli etrusca, i due musei, orvieto underground, ecc. ) i quali, per nostra fortuna, restano pure inalienabili.

Tuttavia un valore e un prezzo corrente di tutto questo ben di Dio lo si pu? ottenere in ragione del loro ritorno economico valutato attraverso gli stessi criteri con cui si pu? stimare il valore di una miniera data in concessione. In altre parole ? possibile stabilire quanto vale, in euro, questo nostro straordinario  giacimento culturale  che appartiene a tutti gli orvietani attraverso questo semplice conteggio:

A Orvieto girano circa 150.000 visitatori l?anno ed ? quanto gi? avviene senza alcuna operazione di marketing degna di questo nome. Ora se osserviamo il rapporto medio tra numero di visitatori e tickets staccati in altre pi? progredite citt? d?arte ne ricaviamo che il gettito annuo per Orvieto non sarebbe inferiore ai 2 Ml di euro che potrebbero o meglio dovrebbero finire nelle casse comunali con ampio ristoro delle stesse.

Questa stima si riferisce esclusivamente ai biglietti per la visita dei beni e dei siti sopra citati con buona pace di tutti quelli che continuano a considerare minore il cosiddetto turismo di passaggio.

Non conosco precisamente quanto realmente oggi il comune incassi di questi soldi. Se qualcuno lo sa lo renda noto anche perch? negli ultimi mesi il dibattito politico sui guai finanziari del comune ha spostato tutta l?attenzione sugli sprechi della spesa, ma si deve anche dire che l?incapacit? di ottimizzare le entrate ? stata altrettanto deleteria e colpevole.

Del resto anche la sistemazione definitiva del Casermone e dell?ex Ospedale in Piazza Duomo di per s? non aggiungono nulla al patrimonio culturale esistente. Qualunque siano le soluzioni che saranno adottate esse resteranno strumentali all?accoglienza e alla erogazione di servizi per quei 150.000 o pi? visitatori all?anno.

Pertanto il tornaconto dell?imprenditoria privata, che si accinge a investire su Orvieto, dovr? derivare dai margini che essa sapr? ricavare dai servizi nuovi creati e offerti alla propria clientela potendo per questo contare si sullo straordinario vantaggio competitivo rappresentato dall?unicit? di Orvieto e da ogni agevolazione possibile da parte delle istituzioni cittadine nella concessione dei siti , ma deve restare ben distinto il godimento delle rendite dirette derivanti dallo ?sfruttamento? del patrimonio culturale cittadino  che spettano a ogni orvietano e che il Comune ha il dovere di incassare per ridistribuirle a beneficio dei cittadini stessi.

O no?!

 

 

Pubblicato il: 11/08/2009

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