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Forum della sinistra. Non dovevo partecipare

Fausto Cerulli

Qualcosa mi diceva che non dovevo partecipare al forum, brutta parola, sul rilancio della sinistra orvietana. Ho dei presentimenti che ormai, non essendo pi? nel fiore degli anni, sono sentimenti consentiti. Ma mi rassicurava la presenza di  Rodolfo Ricci, che per me significa la battaglia per il lavoro, la conoscenza lucida delle sue dinamiche, la difesa strenua dei lavoratori per come io, e credo lui, ne teniamo conto: avversari oggettvi e soggettivi della logica capitalista, neo o post poco importa, e che si sarebbe addirittura discusso con un linguaggio nuovo. Quando ho visto la composizione del pubblico presente, ho avuto un  brivido di delusione e e di rifiuto. Eravamo i soliti, quelli che discutono sul web in masturbazioni mentali lontane un miglio dai problemi veri. Con l?aggiunta dei soliti predicatori mal razzolanti di cose di sinistra: i predicatori con le spalle coperte, in tutti i sensi. Davide Orsini, di cui non posso dire male perch? non lo conosco, ha iniziato in maniera promettente quando ha invitato a scendere dai web per toccare dal vivo i problemi. Poi ha concluso che la migliore forma di partecipazione al rinnovamento della sinistra era partecipare al suo pur pregevole blog. Quindi sono cominciati gli interventi, e apriti cielo. Ho sentito Carpinelli dire che si era staccato dal PD per qualche anno, e poi si era iscritto giusto in vista delle primarie, e poi del congresso cadaverico del Pd: ? stato se stesso quando ha parlato dei poteri forti, ed io pensavo che si riferisse ai padroni; ma lui ha preso di petto la Fondazione Cassa di Risparmio, ed altre seghe. Ed ha fatto capire che una riforma della sinistra passa per un controllo della sinistra sulla fondazione, candidandosi tra le righe del discorso a controllore, ovviamente in nome del popolo. E mi ? venuto in mente che l?amico Carpinelli, da quando lo conosco, ha fatto collezione di incarichi lucrosi, alla faccia del popolo. Lo dico con invidia, ovviamente, e senza malanimo; ma quando l?ho sentito scagliarsi sugli inaccettabili metodi di potere dei suoi vecchi compagni di merenda, ho capito che cercava di rifarsi una verginit?, per rilanciarsi. Non ho avuto abbastanza coraggio per replicargli; sarei stato feroce, e non volevo turbare l?idillio che si stava creando in quella sala. Ha preso la parola Pierpaolo Mattioni, che ha speso il suo tempo a spiegarci come e perch? avesse scelto di stare con Di Pietro, eterno poliziotto, anzi, pardon, con i valori dell?Italia dei valori: e pensavo tra me e me che quelli erano affari suoi, e che non  avevano nulla a che spartire con il rinnovamento della sinistra. Di cui lui, ovviamente non fa parte, anche se non se ne rende conto fino in fondo. Poi ha parlato una garbata signora dall?accento vagamente bolognese, che ha spiegato che bisogna ripartire dai giovani, ch? loro s? che ti stanno a sentire, trascurando il fatto che dovremo essere noi, non pi? giovani, ad ascoltare i giovani. Ho apprezzato l?intervento di Mario Tiberi, che ha riaffermato senza infingimenti la sua collocazione cristiana; lui, almeno, non ha barato sui termini. Gianni Mencarelli, che ha avuto il merito storico di stracciare la tessera, ha  celiato sulla necessit? di istituire ronde proletarie, e non ha celiato affatto. Comunque il discorso si allontanava sempre pi? dal tema del rinnovamento della sinistra: anche Cecilia Stopponi, che apprezzo ma che a mio parere avrebbe dovuto premettere al suo dire le dimissioni dal cadavere di Rifondazione, non ha saputo fare di meglio che invocare l?unit?, il superamento delle divisioni, il volemose bene. E? stato questo il tema dominante della riunione: superare le divisioni, stare insieme per fare fronte alla destra dilagante. La solita solfa: non si vuole capire che una vera sinistra non pu? e non deve limitarsi a controllare la destra, che ? compito che mi  sta bene, ma deve dire anzitutto che tipo di sinistra vuole essere, e come vuole distinguersi da quella di prima, rovinosa e rovinata. Non ho sentito parlare di alternativa nuova, trionfava il vecchio armamentario riformista. Fagioli ha provato a smuovere le acque: ma erano acque troppo stagnanti. Tanto che quando ha provato a dire che un buon amministratore di destra pu? valere pi? di cento cattivi amministratori di sinistra, non ? stato capito o ? stato frainteso. Ed ? stato costretto a rivendicare il suo essere comunista. Roodolfo Ricci, costretto a concludere una serata inconcludente, ha dovuto dire, mentendo e sapendo di mentire a buon fine, che era stata una serata importante. Io non sono intervenuto; mi sentivo a casa d?altri, eccezione fatta per Fagioli. Mi sono riconfortato parlando con i  compagni del comitato antifascista; so che sono anticapitalisti: ed io, che sono in fondo leninista, mi sono trovato molto vicino alla loro anarchia; e molto distante dal bla bla riformista cui avevo assistito sino ad allora. Se il rinnovamento della sinistra deve passare per una scelta no scelta riformista, teniamoci la Stella e Carpinelli, e magari anche Mocio. Vorrei con questo dire al mio amico compagno Rodolfo Ricci che sono d?accordo con lui per rivederci: ma prima dobbiamo chiarire chi vuole vedere chi. La sinistra non pu? e non deve essere il posto di tutti, la rivoluzione, quale che sia, non ? un pranzo di gala, e neppure una scampagnata a cui pu? partecipare chiunque abbia uno zaino e un pasto al sacco. Voglio sapere il contenuto dello zaino ed il sapore del pasto.

Pubblicato il: 10/08/2009

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