Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Invece di piangere sul PUC, riflettiamo sulla storia di Orvieto e guardiamo al futuro

Pier Luigi Leoni

Il mancato finanziamento del piano urbano complesso di Orvieto (PUC2) ha suscitato scontate polemiche. Una pioggia annunciata di soldi pubblici che va a irrorare altri territori dell?Umbria, lasciando Orvieto all?asciutto, non fa piacere. Il sistema economico contemporaneo ci ha abituato a una forte pressione fiscale necessaria anche per alimentare il do ut des del consenso politico. Ma per tale meccanismo vale la massima del filosofo di Castiglione: ?il tempo sta, sta e poi piove?. Gli Orvietani possono essere sicuri che, prima o poi, pioveranno soldi pubblici anche a Orvieto. N? va dimenticato che Orvieto sta su, le sue fogne tirano, le sue strade sono transitabili e i suoi monumenti sono abbastanza rabberciati grazie a passate piogge (anzi, nubifragi) di soldi pubblici.

Ma il problema della collocazione di Orvieto nell?assetto politico-amministrativo italiano ? una realt? che va al di l? delle gelosie infraregionali.

Oggi Orvieto ? una cittadina come tante, ma nei secoli del basso medioevo ha manifestato una genialit? politica straordinaria che l?ha portata a influire sulla politica, sull?economia, sulla mentalit? e sulla cultura di una vasta area che dal Tevere, dal Monte Peglia, da Radicofani e dal Monte Amiata si estendeva fino al Mare Tirreno. La genialit? degli Orvietani consistette nel comprendere lucidamente e nello sfruttare sapientemente l?equilibrio dinamico tra il Papato e il Sacro Romano Impero. Inferiore per forza economica e militare ai liberi comuni dell?Umbria e della Toscana, sfruttando i momenti di debolezza pei Papi e degli Imperatori, riusc? a dotarsi di un territorio di cos? vasta estensione e sufficiente coesione da poter essere qualificato quasi come uno Stato. La storia non si cancella ed ? scritta nei ricordi, nel carattere, nel modo di parlare e persino di camminare degli Orvietani.

L?attuale posizione politica e amministrativa di Orvieto non solo ? antistorica, ma ? ridicola. Non ? questione di PUC o di prepotenza perugina. Gli Orvietani sono pi? scaltri degli Umbri e, se si fanno i conti degli interventi pubblici realizzati nel territorio di Orvieto, il saldo ? positivo per Orvieto in termini di denaro pubblico investito. Che ci? non si sia tradotto in un adeguato sviluppo dell?economia ? dovuto a due fattori: la mancanza di un vasto territorio di riferimento, perduto nei secoli dal Seicento all?Ottocento, e la politica contadinesca della seconda met? del Novecento.

Di tutto questo si fece carico l?Associazione Nuova Tuscia, lasciando un segno che ha contribuito alla piccola rivoluzione delle elezioni amministrative di quest?anno.

Ma la lotta di liberazione ? appena cominciata.

Pubblicato il: 06/08/2009

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