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Tremate, tremate, le spese van tagliate

Pier Luigi Leoni

Cose sagge scrive il mio amico Massimo Gnagnarini intrecciando tecnicismi finanziari e acute considerazioni politiche.

A me, consigliere comunale di una piccola bench? illustre citt?, non s?addice il linguaggio dei corsivisti del Corriere della Sera. Cerco quindi di parlare come mangio, non senza avvertire che sono abituato a mangiare piuttosto bene.

Quando si scrive il bilancio di previsione di un comune, vi ?, di solito, una prima stesura. In questa fase, le entrate sono previste con molta prudenza, mentre le spese comprendono la stima dei costi dei servizi essenziali (valutati con larghezza dai dirigenti nel tentativo di coprirsi le terga e di passare un anno tranquillo) nonch? i costi dei sogni del sindaco, degli assessori e di qualche influente consigliere di maggioranza. Naturalmente il saldo risulta di un rosso cos? vivo che lo spavento si diffonde tra gli amministratori e cominciano le riunioni e i tira e molla. Comincia cos? una seconda fase nella quale le entrate vengono ricalcolate con un certo ottimismo e le spese subiscono sforbiciate fino a raggiungere il pareggio del bilancio, salvando il funzionamento dei servizi essenziali e qualche sogno.

Anche i bilanci del comune di Orvieto venivano scritti in due fasi, ma da vari anni, durante la seconda  fase, invece di tagliare i costi dei sogni, si sottostimavano i costi dei servizi essenziali e magari si buttava gi? qualche entrata di troppo. Cos? si accumulavano disavanzi che venivano, non dico mascherati, ma resi invisibili con sistemi contabili che, se non li immaginate, ve li spiego un?altra volta. Quando ? diventato impossibile mantenere l?invisibilit? dei disavanzi accumulati, si ? proceduto alla vendita del patrimonio.

Molti mi chiedono perch?, tra amministratori, ragionieri e revisori dei conti non c?? andato ancora di mezzo nessuno, almeno dal punto di vista del risarcimento dei danni alla collettivit?. Io rispondo che non ? ancora detto che non succeda, ma che dobbiamo pure abituarci al fatto che il sistema democratico bisogna accettarlo cos? com??: con i suoi vantaggi e con i suoi svantaggi. Se il popolo sbaglia a scegliere gli amministratori, ne paga le conseguenze. Il patrimonio immobiliare comunale ? in gran parte evaporato, tutti gli orvietani si ritrovano pi? poveri e molti dei responsabili ancora fanno parte della maggioranza consiliare? Purtroppo ? cos?.

Altri  mi chiedono chiarimenti sulla situazione del bilancio 2009. Io rispondo che anche il bilancio di quest?anno ? stato fatto seguendo lo stesso andazzo. Le spese si avviano a superare le entrate, a fine anno, pi? o meno di tre milioni di euro. Bisogna metterci una pezza e trovare i tre milioni entro settembre. Non solo, ma bisogna scrivere bilanci veri nei prossimi anni aumentando i tributi ove possibile e tagliando drasticamente le spese non essenziali.

Quanto al buco del 2009, mi sembra, per quanto ne so a tutt?oggi,  che non ci siano che due strade, tra loro alternative: vendere una buona met? di quel che resta del Casermone (cui si pu? aggiungere una rateizzazione dei pi? grossi debiti fuori bilancio) o dichiarare il dissesto.

Il dissesto non comporta lo scioglimento del consiglio comunale, ma l?affidamento del risanamento a una commissione straordinaria di liquidazione e (in cambio della rinuncia dell?amministrazione comunale a una buona quota di autonomia) un aiuto finanziario da parte dello Stato.

A questo siamo ridotti.

Comunque, negli anni futuri, dovr? cambiare radicalmente l?andazzo.

Pubblicato il: 02/08/2009

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