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DOPO L?ESCLUSIONE DEL PUC 2, ORVIETO ALLA RISCOSSA: VIA DALL?UMBRIA?

Silvio Manglaviti

La querelle ?PUC 2? sta alimentando in noi orvietani un nuovo sacro fuoco di sano campanilismo che gi? alla fine dello scorso Millennio si coagul? in un deciso e autorevole movimento denominato Nuova Tuscia. Orvieto ? oggi in Umbria in ragione del ?colpo di mano? nel 1861 del cavouriano conte orvietano Filippo Antonio Gualterio, fautore dello strappo alla Tuscia Suburbicaria (dove Orvieto era Capoluogo di Provincia) e dell?Anschluss umbro-perugino al nascente stato savoiardo; in seguito, nel Ventennio fascista con atto plebiscitario, l?inglobamento nella neo provincia ternana.

Tale fuoco non si ? mai sopito e anzi ora covando sotto le ceneri o in qualche estemporaneo ritorno di fiamma, in qualche modo l?orgoglio degli orvietani scontenti del ruolo marginale cui ? relegata la Citt? del Fanum e del Duomo torna nuovamente a coagularsi brandendo l?esclusione dai finanziamenti (dieci centri umbri i beneficiari; Orvieto ? tredicesima) per l?attuazione di progetti di sviluppo urbanistico e territoriale.

Il grido di Via dall?Umbria torna a riecheggiare per vicoli e retii della citt? rupestre.

Al riguardo ? opportuno ricordare come gi? l?Istituto Storico Artistico Orvietano dedic? una stagione di studi proprio ad ?Orvieto in Tuscia?. In una partecipata conferenza, al fianco del Prof. Lucio Riccetti, io stesso ebbi modo di trattare delle ?Vie di comunicazione nella Tuscia medievale?; e ancora qualche anno fa un affollato parterre illustrando, sempre all?I.S.A.O., l?evoluzione del rapporto tra Orvieto ed il contesto territoriale (da centrale a marginale a periferico) con tante autorit? e personalit? del mondo accademico e scientifico, ma soprattutto tanti cittadini, presenti.

In precedenza, penultima tornata elettorale del 2004, era nata ?Orvieto Provincia?, lista civica foriera di un?innovativa proposta provocatoria per quel momento storicopolitico locale.

Anche nel giugno scorso, infine, con Nuccio Fava, ragionando su ?La Capitale di uno Stato. Centralit? di Orvieto ?? sono emersi buoni spunti di riflessione a conferma di quanto espresso anche dal Presidente della Provincia di Viterbo intervenuto in un evento qualche giorno addietro. ? stato sottolineato il ruolo di Orvieto ?Porta dell?Umbria? in rapporto con i progetti che interesseranno la Tuscia viterbese, su tutti l?aeroporto e il completamento del raccordo con Civitavecchia (in lizza con i maggiori scali passeggeri del Mediterraneo): in una parola, intermodalit?, che si fa plurimodalit? di sviluppo turistico e non solo. Si pensi soltanto all?immenso traffico crocieristico che potrebbe avere in Orvieto (a sua volta polo intermodale ?gomma-ferrovia?) uno dei riferimenti territoriali nell?interno, porta appunto e chiave d?accesso ad una realt? turistico-ricettiva interregionale a carattere internazionale.

Con buona pace di tutti, penso che l?epoca delle scissionismi paventati sia terminata. Nord e Sud. Via da questa Regione. Proposte referendarie varie. Hanno fatto il loro tempo in un contesto planetario definitivamente avviatosi verso la globalizzazione di cultura, civilt?, societ?, economia e politica. Semmai bisogner? rispolverare, non appaia paradossale, i localismi. Mai infatti come adesso, nella globalizzazione, pu? rigenerarsi il senso profondo del luogo (cui si appartenga, in cui si viva). Luogo che diviene non-luogo, frattale di globale ma con identit? propria: ?glocale?.

Detto questo, a prescindere dai colori della politica, ritengo che l?esito annunciato della graduatoria del PUC 2 non vada considerato come ?goccia che fa traboccare il vaso? quanto piuttosto stimolo per una reazione amministrativa di nuovo stampo che dia un preciso segnale di innovazione burocratico-amministrativa.

Basta col piangersi addosso e col ricercare giustificazioni mistificatorie e pretestuose.

Il tempo di batter cassa ? finito; ormai va compreso una volta per tutte che i finanziamenti a pioggia saranno solo lontani ricordi, retaggio di stagioni che non verranno pi?.

Piani e progetti dunque andranno discussi a livelli pi? complessi ancora (? di un ?semplice? Piano Complesso, si perdoni l?ossimoro). Vale a dire tra consorzi di Comuni, tra Comuni e Provincie e Regioni diverse e di diverse realt? nazionali, europee ed extracomunitarie secondo piani articolati di sussidiariet? e non di stanca gerarchia istituzionale amministrativa.

Pertanto, che Orvieto resti pure in Umbria, ma con le sue prerogative storico-geografico-culturali di antica citt? etrusca e libero comune medievale, Capitale di uno Stato.

Pubblicato il: 31/07/2009

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