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Comunista sempre, ma pronto alla speranza

Fausto Cerulli

Orvieto comincia a disorientarmi. Forse perch? ? caldo, mentre a Porano, invece, ? caldo. Fatto sta che le vicende del Consiglio comunale di Orvieto mi lasciano sconcertato e divertito, se non fossi leggermente annoiato dal comportamento schizofrenico di quella che fu la maggioranza e che ? ancora la maggioranza, pur essendo minoranza. La Stella che esce dalla Sala consiliare, per nobile disdegno, detto volgarmente incazzatura. La Donatella Belcapo, su cui avevo puntato molte speranze di sinistra vera, mi sembra entrata nel gioco della politichetta, Germani si capisce da solo, se si capisce. E di Tonelli voglio dire che ho capito di averlo accusato ingiustamente: non ? lui che ha rovinato la Stella, la Stella si ? rovinata da sola, magari con l?aiuto di Mocio. Ma non mi sembra questo il punto, il punto che punge ? un altro. Concina sta dimostrando di essere un Sindaco sin qui insindacabile; gioca con la maggioranza virtuale facendole credere che sia una maggioranza reale: le dona tutte le commissioni, e gioca a fare l?incantatore di serpenti, anche se i serpenti hanno perso il veleno. Ed ha portato in Consiglio un tocco di eleganza che non guasta. O forse guasta. Certo ? che l?atmosfera ? cambiata: non so se in peggio o in meglio, ma ? cambiata.  Il Collettivo del Manifesto, tanto per dire, in una lettera aperta al nuovo Sindaco, abbandona una opposizione pregiudiziale, accantona ( spero per poco) le questioni ideologiche, e pone richieste antiche nella fiducia che la nuova Amministrazione sappia e voglia fare quello che non ha fatto la precedente Amministrazione. Il problema del traffico e della sua regolamentazione, ed il problema dell?acqua, di cui si chiede la pubblicizzazione, che se non sbaglio era nel programma di Concina. Mi ritrovo spiazzato: se parlo bene di Concina qualcuno dir? che non sono pi? comunista, e che sono salito sul carro del vincitore. Se ne parlo male mi dicono che il paraocchi ideologico mi impedisce di guardare la realt? reale. Allora scelgo il ruolo dell?osservatore distaccato: metto da parte la mia convinzione marxista circa la irrilevanza della distinzione tra momento amministrativo e momento politico. E guardo a quello che succeder? in questa Orvieto che amo, spesso non riamato. Dichiaro subito che mi rendo conto del fatto che la destra prepostsempre fascista ? nella stanza dei bottoni. Ma mi auguro che Concina voglia e possa lasciare in quelle mani i bottoni meno importanti.  Dichiaro anche che se i fascisti dovessero tentare una qualsiasi, anche nascosta, fascistizzazione della citt? dei Martiri di Camorena, sar? pronto a riannodare, per quello che potr?, le fila dell?antifascismo militante. Ma non vedo, almeno per ora, questo pericolo. Quello che vedo, e che in parte mi sgomenta, ? il progressivo venir meno di una sana dialettica tra opposizione e maggioranza: odio la calma piatta, indizio di coma.  Non vorrei che succedesse ad Orvieto quello che sta succedendo in Italia; dove i battibecchi comareschi tra Bersani e Franceschini sfiorano ormai il ridicolo, e dimostrano che il Berlusca non ha avversario che non sia lui stesso.  Durante la campagna elettorale ho sostenuto la Stella, sia pure con il principio poco elegante del turarsi il naso. Poi ? successo quello che ? successo: la Stella e Mocio si sono scannati, e questi erano affari loro, ma hanno scannato anche il cosiddetto centro sinistra: e questo, se permettete, non ? affare loro. La sinistra sinistra ha assunto un atteggiamento di assoluto silenzio: e se ? vero che il silenzio ? d?oro, ? anche vero che il silenzio, quando ci sarebbe da urlare, ? una coltre tombale. Vorrei essere chiaro, una volta per tutte, e almeno con me stesso: non auspico una sinistra che faccia le barricate, ma una sinistra che, tornando ad essere sinistra, ristabilisca una dialettica nel tessuto politico ed amministrativo di Orvieto. Credo. Per quel poco che lo conosco, che anche Concina gradirebbe l?instaurarsi di una sana dialettica, e anche lui capisce che con quell?accozzaglia di democristiani risorgenti, di comunisti pentiti di essere  stati comunisti anche se non lo sono mai stati, e di orfani del potere che stanno imbambolati a fargli una finta opposizione, non potr? esserci dialettica. E lo ha capito bene Pier Luigi Leoni, mio amico affettuoso e mio irriducibile avversario, il quale, come avevo previsto, ha cominciato a dare lezioni di diritto amministrativo, con ironia feroce ma con altrettanto feroce precisione. Leoni sta facendo il proprio gioco: spiegare i meccanismi dell?Amministrazione per dire che l?Amministrazione ? un meccanismo. Leoni, da quel cinico bonario che ?, sta facendo piazza pulita delle ideologie; lui sa bene che il modo migliore

per tacitare le opposizioni ? tacitare gli ideali in nome della res concreta: non gliene faccio un rimprovero, mi limito a constatare. Credo che sia giusto ed indifferibile pensare ai problemi concreti, al buco nel bilancio, alle magagne lasciate in sospeso da Mocio e chi per lui. Ma credo anche che reggere la cosa pubblica senza un respiro ideale sia il modo peggiore di reggerla; non si pu? governare soltanto facendo conti, anche se giusti. Conta anche contare sul  coinvolgimento di tutti i cittadini nel governo di Orvieto. Non so come e non so se. Ma so che senza questo coinvolgimento l?Amministrazione, anche se efficace, diventer? un fatto meramente contabile e burocratico. Il che non ? nelle speranze di nessuno che voglia ancora darsi il gusto della speranza. E spero, e forse so, che anche Concina, da cui mi divide un fossato ideologico, ha il gusto della speranza. E in nome di questa speranza, prometto che sar? obiettivo, per i miei quarantacinque lettori. Comunista sempre, ma pronto alla speranza.

Pubblicato il: 30/07/2009

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