Romiti,?Romiti,??!

Sere fresche di primo Solleone. Schiace del Duomo gelate. Cielo limpido, niente Luna, vento da nord. Una pacchia!

Ti sbrachi, guardi in alto e ti perdi fra le stelle. Piano piano i neuroni ti si rilassano, si intrigano e la mente comincia a rivolgerti quelle domande disimpegnate e approssimative, tipiche appunto di quando stai spaparacchiato e nessuno ti disturba. E spesso la mente ? cosi confusa che si domanda e si risponde da sola. Tu pensa che casino! 

 

E allora mentre ti trovi in vacanza tra le stelle ti capita, ad esempio di chiederti: ?Ma Dio ? un nome? E se lo ? pu? essere aggettivato? ..e pu? anche essere predicato?

 

Booh,?! E poi ancora: ?Ma se qualcuno ci crede perch? ci crede?? Ed ecco che la mente svanita si risponde da sola: ?Ma perch? questo qualcuno ha la fede, la credenza e la fiducia. Perch? si crede in qualcosa in quanto si ha fiducia in qualcuno del quale sappiamo che possiamo fidarci!?. Sar? cos??? Booh! Mi sa tanto di filosofia analitica.

 

Salto di nebulosa e scivolo vorticosamente dentro un buco nero dove vedo un cartello con su scritto: ?Fare politica rende migliori?? Mah! Forse rende qualcuno pi? ricco, qualcuno forse pi? potente, se per? ? gi? malato di potere, perch?, come dicono nel profondo Sud, ?Cumannari j? megghiu ca fot?!? Ma il buco nero ? come un oracolo muto e non risponde alla domanda.

 

Il voc?o di due passeggiatori sul sagrato mi fa riprecipitare sulla Terra. I due stanno parlando, e come ti sbagli, di soldi, di debiti, di debiti del Comune, di chi li ha fatti, di chi li ha visti fare, di chi ci ha spizzicato, di chi ha protestato, di chi ? stato zitto e di ? stato fatto stare zitto. E poi cominciano a parlare del nuovo assessore al bilancio, Romiti.

 

Ed ? allora che mi viene in mente un curioso episodio del quale fui testimone e interprete molti anni fa.

Era una mattina di met? agosto, pochi giorni prima del quindici. Caldo, afa, Comune deserto. Mi trovavo in Sala Consiliare in penombra, intento a leggere la rassegna stampa. Avverto qualcuno che si sta avvicinando ma continuo a leggere. Sar? un impiegato stanco e solitario che non ha fretta di arrivare in ufficio, pensai. Invece il qualcuno mi si avvicina e mi interpella con un gentile:

 

?Scusi!?, al quale risposi con un altrettanto gentile: ?Prego, dica!?, come a ping-pong.

 

?Senta -mi chiede- non sa se il signor Graziani ? in Comune?!?

 

Io lo guardo meglio, indossa una maglietta verde alpino di quelle  con il coccodrillo, ma degli strani giochi di luci ed ombre non mi rendono chiari i suoi lineamenti. Eppure, mi dico, di sicuro la capoccia, ? la sua.

 

-?Mi scusi, lei chi ??!- chiedo gentilmente.

 

-?Ah! Mi scusi lei, sono Romiti!?- chiarisce altrettanto gentilmente.

 

Rimasi un attimo in stand-by e poi mi rivolsi a lui usando un fraseggio e un cambio di tonalit? che solo un orvietano pu? capire immaginandoselo, perch? da scritto rende pochissimo e male.

 

Lo scrutai quindi un po? meglio ma la visibilit? non era buona  e cosi lo interpellai: -?Scusi, sa, ma lei ? Romiti, Romiti,..o Romiti, Romiti,??!?

 

(Dopo la prima frase effettuare una pausa di croma e pronunciare la seconda una quinta sotto.) Per chi non sa di musica mi spiego meglio. L?interrogazione, pur essendo scritta in italiano, ? dialettale fino alle virgole.

 

Cio? il primo ?Romiti, Romiti?, va tradotto cos?: ?Lei sarebbe il Romiti quello vero, quello della Fiat e dell?alta finanza?!?

Il secondo, in tono pi? grave e andamento pi? lento e quasi trascurato  vuol dire: ...oppure lei ? un Romiti qualsiasi, forse di Porano, di Benano o di Castellonchio!?, senza offesa per nessuno. Insomma un ?quisque de populo? che ? venuto e Orvieto per cercare un documento, un informazione o un favore.

 

Il mio interlocutore mi guard? per niente sorpreso e tranquillamente chiar? i miei dubbi: ?Sono Cesare Romiti!?

Cercai Pasqualino, ci salutammo e la storia fin? li. E fu un simpatico incontro con una persona gentile. Non ho avuto pi? il piacere di incontrarlo. Mi auguro che goda ottima salute.