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Elogio di Papa Mastai e Pier Luigi Leoni

Fausto Cerulli

Fausto Cerulli Diavolo di un Pier Luigi Leoni. Mi ha tentato con la tentazione di un suo libro il cui titolo stesso voleva essere una evidente provocazione. Elogio di Papa Mastai. E siccome il diavolo fa le pentole ed anche i coperchi, se ? un diavolo ben protetto nelle Altissime Sfere, mi sono trovato costretto a scoperchiare la pentola di quel libro. Un denso sapiente profumo di integralismo cattolico, che al confronto bin laden ? il lutero dell’islam, mescolato a note autobiografiche da cui si desume che l’autore ? cattolico integralista in quanto ha sempre avuto fiducia nei suoi genitori che avevano fiducia in Cristo. E solo Pier Luigi poteva giocare sul serio con quella etimologica precisione che lega fiducia a fides, e fa della fede una sorta di rapporto contrattuale, basato ovviamente sulla fiducia. Leoni ricostruisce la vita di Papa Mastai, per noi laici soprannominato Pio IX, gli americani direbbero pio number nine, e il lettore capisce che il suddetto Mastai ? solo un pretesto, che a Pier Luigi Leoni non gliene frega un santino di carta, del discusso Mastai. All’amico Leoni interessano temi pi? attuali. Il rapporto tra Stato e Chiesa, i complotti dei re dii Savoja per spapare il papato salvandosi l’anima, la massoneria che allora imperava e che oggi impera alloggiata. Leoni rivendica il proprio integralismo cattolico, lo lancia come un guanto di sfida in faccia ai cattolici possibilisti, ai cattocomunisti che fanno il paio con i comunisti di sagrestia. Con sottile e feroce pignoleria Leoni butta l? una citazione tratta da un Gramsci d’annata, 1920 collezione ordine nuovo: un Gramsci che tesse l’elogio del pontificato, scrivendo che Roma Imperiale e Roma papale hanno fatto di Roma il centro dell’universo. Questa ? dura da sopportare per un laicomarxistagramscianleninista come me. Poi ti trascrive riga per riga l’Inno a Satana, di Giosu? Carducci, e non solo e non tanto per farne pesare la tenuta goliardica e osteriola, quanto per far presente che la cultura ufficiale ha rimosso quell’Inno. E Leoni rimuove il rimosso. La botta pi? fina, una botta leonina o leonesca, ? la trascrizione integrale del “Sillabo”, una raccolta delle allocuzioni con cui Papa Mastai aveva confutato “ i principali errori dell’et? nostra”. Una scelta raffinata e sapiente., in puro stile Leoni.. Il quale, pubblicando in appendice il testo del “Sillabo” sottolinea ironicamente come e qualmente anche questo testo sia stato rimosso dalla cultura cattolica ufficiale, e che ne sia quindi difficile il reperimento integrale. Tanto che il nostro autore, con sottile e schiaffeggiante sarcasmo, deve annotare di aver reperito il rarissimo testo “ in un libretto del 1957 a cura di Ernesto Rossi, giornalista del Mondo e dichiaratamente anticlericale”. Due stoccate micidiali che un cattolico intransigente piazza nel nostro costato progressista e ortodossamente laico: la citazione di Gramsci e la rarit? bibliografica di un mangiapreti come Ernesto Rossi. Ad un altro Rossi pensavo, leggendo L’elogio di Papa Mastai. A quel Pellegrino Rossi che fu Presidente del Consiglio dei Ministri per nomina di Papa Mastai e che fu ammazzato dal solito ignoto, a quanto si dice perch? puzzava di liberale. E di Pellegrino Rossi ha scritto brillantemente un altro ex- democristiano, che puzza di zolfo al punto che ? conosciuto come Belzeb?: s?, proprio lui, proprio Giulio Andreotti. Nel suo volumetto Pier Luigi Leoni ti fa ricordare in qualcosa il divo Giulio: nella prosa pacata, nel sarcasmo sottile, nella ironia feroce ed accattivante. Ma le somiglianze, tra Pier Luigi e Andreotti, cominciano qui e qui finiscono. Almeno spero. Per me e per Pier Luigi Leoni, che ha scritto ( tipografo l’orvietatano Marsili ) un elogio Di Papa Mastai che va letto, per scienza e diletto, parola di uno che fu condannato per oltraggio ad un papa. E che non scrive per fare un piacere agli amici nemici.

Pubblicato il: 06/01/2003

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