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Trasformare o essere trasformati?

Gian Paolo Aceto

Un articolo d?argomento politico, e in questo caso anche istituzionale, o ? il ?dito nella piaga? o non ? niente. Nel titolo di questo scritto non c?? la parola ?trasformismo?, e non ci pu? essere, dato l?argomento e soprattutto la persona di cui parlo.

Parlo quindi di Carlo Perali, che ho l?onore di conoscere e stimare da tempo non tanto perch? sia pi? o meno simpatico o perch? tifa per la stessa squadra di calcio per cui tifo io, o perch? gli piacciono le brune invece delle bionde o viceversa. No, ma perch? dato che parlo di politica, lo stimo per quello che in questi ultimi cinque anni  lui ha fatto, come proposta politica e concretamente amministrativa, anche soltanto da semplice cittadino. Con la creazione di Assocommercio ? riuscito a rompere lo sclerotico schema biunivoco di Confcommercio (cosiddetta di centrodestra) e Confesercenti (cosiddetta di centrosinistra). Ha inoltrato esposti e denunce (veri) riguardo a gravi situazioni.

Su diversi aspetti della vita pubblica e amministrativa della Citt?.

Ultimamente ha accettato la candidatura a consigliere comunale nelle file del Popolo della Libert?, e per forza deve averlo fatto  perch? proprio il consiglio comunale ? il luogo istituzionalmente pi? efficace per contribuire ad ?attuare nei fatti? quelle proposte che fino a un giorno prima delle elezioni non potevano essere altro che ?proposte della societ? civile?.

Tutto questo per dire che nei cinque anni precedenti non gli ? ?sembrato elegante non partecipare? e ?non immischiarsi nelle vicende politiche di Orvieto?, ma invece lo ha fatto, e con grande reale lucidit?, e proprio senza vantarsi di ?aver conquistato  sul campo il titolo di giornalista?, ma semplicemente scrivendo articoli di dura e esatta critica al sistema vigente prima delle elezioni. 

(ragazzi, non ? che io sia una persona molto debole, per? qualche debolezza ce l?ho, non nel senso che mi piace citarmi, ma perch? mi piace citare, quando ? necessario e ?doveroso?; ecco perch? alcune delle espressioni che ho appena virgolettato si ritrovano pari pari in un mio articolo pubblicato da Tuttorvieto il 29 ? 04 ? 2009, e dal titolo ?Eleganti si nasce?, dedicato ad alcune prese di posizione di Pier Luigi Leoni, personaggio giudicato da una parte della claque dei commentatori on line  mitico, superpartes, ultrasaggio, ecc., e che anch?io  considero senza ombra di dubbio la mente pi? autolucidata non solo del centrodestra ma di tutto l?Ottocento orvietano). 

E dopo.

Alle elezioni, a cui Carlo Perali ha partecipato proprio per essere eletto cos? come era nei voti dei cittadini che gli hanno dato la preferenza, tra i quali certamente molti iscritti ad Assocommercio,

i voti non sono bastati. E tuttavia, siccome la legge espressamente lo prevede, essendo diventati assessori alcuni della sua lista che lo precedevano come numero di preferenze, lui ? diventato consigliere comunale con pieno diritto.

E con grande soddisfazione di tutti quelli che lo stimano. 

Ma.

Ma oggi leggo su Orvietosi un articolo redazionale dove si scrive ?secondo indiscrezioni, che il consigliere Carlo Perali (consigliere ISTITUZIONALMENTE ELETTO, specifico io) dovrebbe a sua volta rinunciare al seggio, consentendo cos?   l?ingresso in consiglio di Pier Luigi Leoni..

E il giornale  prosegue chiamando Leoni ?una significativa novit? sugli scranni comunali che rafforzerebbe, e non poco, la linea del dialogo e del confronto?!!!

Prima di tutto Leoni una novit? non lo ?,  essendo stato capogruppo di Alleanza Nazionale in Comune al tempo di Cimicchi. Ma questo pu? anche contare poco. Uno, da pensionato, pu? anche incominciare una terza giovinezza.

Poi l?articolista ricita Leoni e l??anatra zoppa?, su cui Leoni ha scritto il solito articolo (ricordo che il termine, come tanti altri, viene usato generalmente al pi? basso livello di subacculturazione giornalistichese da quelli che scrivono  corsivi, commenti e commenti ai commenti con l?aria di illudersi di stare seduti al tavolo di Versailles per le trattative di pace), e nel quale Leoni scrive di considerare la democrazia un valore morale, e da come lo scrive, preso in s?, ?primo? tanto per intendersi.

No, ? proprio della democrazia non essere pressapochistica, nemmeno nello scrivere articoli, perch?

? prima di tutto un valore anzi un?istituzione politica e, se attuata, giuridica, e soltanto dopo, a seconda del comportamento dei singoli (o anche forse dei gruppi) pu? essere giudicata morale o immorale se si vuole, ma questo attiene al giudizio storico, anche della storia che si fa, quella presente.

Altrimenti ? la stessa posizione dell?ottuso Enrico Berlinguer che aveva tirato fuori la ?questione morale? proprio perch? in politica sapeva di non aver pi? niente da dire. Ma lui era un aristocratico sardo, e i braccianti proletari potevano ancora continuare a crederci??

E Leoni continua imperterrito scrivendo che la soluzione pu? essere trovata?.come?

?Attestandosi su un profilo morale pi? alto di quello che sovente prevale in politica?!

Soluzione di lucido e autolucidato realismo!  Per caso ? dedicata a quelli che hanno perso le elezioni attraverso prima la gran moralit? delle ?primarie?, e poi pi? modernamente, delle telefonate a domicilio?.

Alla fine Leoni termina la dichiarazione con la necessit? di ?intelligente umilt??. A chi si rivolge?

Ma l?unica che io potrei accettare sarebbe una nuova festa da farsi a Ciconia come ogni anno: ?Festa dell?Umilt??

Leoni ha molte corde al suo arco letterario-giornalistico-politico.

L?andamento della frase si sente sempre strenuamente forbito, anche se ?sommesso? (parolina che Leoni usa troppo spesso?.) con argomentazioni che paiono al livello del settecentesco. francioso conversare elegante e aforismatico (o a questo vorrebbe assomigliare), dove quella che in s? ? una banalit? sembra levarsi al rango dell?arguzia pi? sottile, una saggezza di ?chi la sa lunga?. Ma anche con sprazzi di stile contemporaneo novecentesco, come quando salta da un argomento a un altro malgrado  il contesto e il titolo dell?articolo non lo richiedano. Per esempio quando nell?articolo su Orvietosi del  3 ? 07 ? 2009 dal titolo ?Consigli non richiesti al nuovo Sindaco? Leoni, segretario comunale in pensione, si fa in quattro per lodare il segretario generale del Comune di Orvieto, dottor Claudio Pollini.

Ma nessuno aveva mai messo in dubbio le capacita del Dott.Pollini. E allora? Siamo a Luglio e l?uva ? ancora troppo verde sul serio.

E di nuovo alla fine dell?articolo, dove si augura che ?il nuovo sindaco si doti di uno staff di consulenti di sua piena fiducia e ?non retribuiti?.

 Ma perch? il Sindaco dovrebbe farlo, visto che ha gi? a sua disposizione gli assessori e i consiglieri, tutti?

Annoto tra l?altro che proprio le consulenze cosiddette non retribuite finiscono per essere le meno istituzionali, le pi? permeabili all?ambiguit?, e le pi? prive di rischio per chi i consigli vorrebbe darli comunque per poter stare in mostra con la propria presunta saggezza.

Sembra che il concetto di non retribuito appartenga alla sfera pi? alta dell?ascesi morale, e quindi di per s? valido comunque.

Io preferisco avere assessori regolarmente pagati e basta, senza tante storie. 

Torno al titolo di questo articolo.

Il ?trasformare? ? proprio dell?attivit? politica, e ha un solo senso, chiarissimo.

La societ? cambia continuamente e quindi ha bisogno non solo di nuove regole ma di ovviare alle insufficienze che le regole da sole, anche se giuste, finiscono per provocare.

L?azione politica di un cittadino, in questo caso Carlo Perali, ha teso a migliorare vari aspetti della vita pubblica amministrativa orvietana. E candidandosi all?incarico di consigliere comunale ha chiesto alla cittadinanza di votarlo per poter andare in consiglio comunale proprio per rendere pi? incisiva la sua azione e meglio ?TRASFORMARE?.

In ogni caso ? stato eletto. 

Premesso che tutto questo mio articolo ? basato soltanto su un??indiscrezione giornalistica? che, come tante volte pu? avere un nocciolo di verit? o non averne nessuna, io ho scritto quest?articolo sull?argomento delle presunte, e spero assolutamente improbabili, dimissioni di Carlo Perali.

Ma se queste dimissioni fossero vere e non avessero nessuna valida motivazione, vorrebbe dire che un incarico come quello di consigliere comunale sarebbe considerato una merce  da mercatino rionale.

Per quel che riguarda Carlo Perali la mia opinione politica ? che deluderebbe irreparabilmente non soltanto gli elettori che gli hanno dato la preferenza ma anche gli iscritti ad Assocommercio di cui lui ? ottimo presidente. Gli chiederebbero se per caso si ? candidato per fare poniamo una scampagnata. E non solo.

Per quel che riguarda il Comune ?accettare? le dimissioni soltanto con la scusa piuttosto fiacca per cui uno ? libero di fare come vuole (naturalmente non intendo ESSERE TRASFORMATI, ma qualcuno potrebbe pensarlo) sarebbe una grande perdita di prestigio e vorrebbe dire considerare i propri eletti non come persone di valore perch? qualcosa di valore hanno fatto, ma come pedoni nel gioco degli scacchi.

 Praticamente, cose.

Pubblicato il: 12/07/2009

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