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Quando i tempi erano bui e le regole chiare

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Storicamente il Medioevo ? indicato come il periodo buio della storia mondiale, di quando il mondo era confinato all?Europa e al Mediterraneo. E non fa certo troppo effetto sapere che Papa Bonifacio VIII fu anche Capitano del Popolo e Podest? della Orvieto medievale, ossia della Orvieto che ancora contava.

Sorprende, per?, vedere con quanta attenzione alcune cariche ?popolari? fossero definite.

In giornate in cui si parla tanto delle competenze dei sette della giunta Concina, non pu? non tornare alla mente un altro storico settetto urbevetano: quello dei consoli delle arti e dei mestieri.

Chi erano costoro? Erano sette signori che amministravano il potere centrale di Orvieto e che, ogni due mesi, venivano eletti a turno tra i rappresentanti delle 25 corporazioni delle arti. A titolo di curiosit?, all?inizio del Trecento, tra le principali corporazioni si annoveravano i mulattieri ma non gli orafi, con buona pace del solerte artigiano-artista Fabrizio Trequattrini, che su Facebook imperversa col suo ?partito? medievaleggiante ispirato a Farinata degli Uberti.

Ma torniamo ai Signori Sette: di questi rappresentanti della pseudoborghesia di allora, Giuseppe Pardi [Comune e Signoria a Orvieto, 1974] ebbe a scrivere: ?Nei due mesi di ufficio, essi erano obbligati a dimorare in un apposito palazzo [il Palazzo dei Sette, ndr], a non uscirne che in compagnia di altri colleghi, a non entrare nella casa di nessun nobile o ecclesiastico, a non parlare con magnati se non nel palazzo del Podest? o del Capitano del Popolo?. Tra l?altro, nel 1303, fu perfino vietato ai nobili di avvicinare i Consoli, che erano sette proprio come a Firenze, da cui Orvieto copi? l?istituzione.

Di sicuro, con 25 arti, il numero 7 ? ottimo dal punto di vista combinatorio; innanzitutto perch? 7 non divide 25 e quindi si evita di riproporre ciclicamente lo stesso gruppetto di persone.

Fu inoltre disposto che ogni corporazione eleggesse un proprio rappresentante ogni sei-otto mesi, mentre il consiglio cambiava ogni due. Ora, essendo oltre 480mila le differenti possibilit? di raggruppare 7 persone su 25, si poteva stare tranquilli che ogni volta ci sarebbe stato il modo per trovare un settetto diverso da tutti quelli che lo avevano preceduto. Questo almeno per 80mila anni, e quindi anche se l?istituzione si fosse prolungata ben oltre i giorni nostri.

Poco sarebbe cambiato, nella sostanza, anche variando qualche parametro, ossia anche quando i consoli oscillarono da 2 a 6 o quando, nel 1313, 5 nobili sostituirono i 7 ?borghesi?, o ancora quando le arti furono ridotte da 25 a 16 e tre consoli provenivano dai 70 consiglieri del popolo, per poi venire estratti a sorte (era il 1325) da una lista di 210 popolani, estesasi poi a 336 pretendenti.

Come mai questo ragionamento? Giusto a ricordare come, pur dando i numeri (e che numeri!), mentre ad Orvieto si stava edificando il Duomo, non si tralasci? mai di pensare ad una certa, se non altro apparente, alternanza nel governo cittadino.

Poi, secoli dopo, vennero la repubblica e la democrazia.

 

Pubblicato il: 12/07/2009

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