Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

La mia lettura del voto, il mio auspicio

Rodolfo Ricci

Si intensificano commenti e interventi tesi a sottolineare la scorrettezza di comportamenti individuali e di clan, di accordi sottobanco che avrebbero riguardato alcuni dei consiglieri eletti nelle fila del PD e di altre liste (p.es. Socialisti - Sinistra e Libert?).

Di una fronda vendicativa cio?, della componente ?mociana? del PD e di coloro che con essa hanno condiviso le responsabilit? di gestione amministrativa nella recente consiliatura.

Di attribuzione di corresponsabilit? del mancato risultato di Loriana Stella alla ambigua compagine dei Comunisti Orvietani con gli Agrari Orvietani, ecc. e della loro improvvida proposta politica dell?ultim?ora.

 

Dall?altra parte si gioisce per l?aver riportato sulla ribalta orvietana una destra per la prima volta competitiva e nuova, capace di gestire la tenzone e in prospettiva di vincere nella zona frontaliera dell?Umbria, aprendo un varco significativo per la penetrazione futura di quel mondo fatto di ex-fascisti, dirigenti e burocrati, funzionari e professionisti, ma anche di tanti esclusi dal potere o dall?attribuzione del posto di lavoro tramite tessera, nella fase storica che va a terminare.

 

Un uomo di settant?anni, il dott. Concina, rispettabile quanto si voglia e per giunta cortese e simpatico, una candidatura lanciata quasi in extremis, che viene addirittura vissuta come ?la? novit? da una parte consistente dell?elettorato, senza peraltro, aver fruito di enormi investimenti pubblicitari e di comunicazione, a parte alcune visite importanti in campagna elettorale.

 

Quanto basta per sottolineare alcune cose: innanzitutto che la situazione era diventata pi? che matura (come peraltro in tante altre zone del centro Italia) per questo genere di risultato.

Il potere logora chi non ce l?ha, ma a lungo andare, anche chi ce l?ha. Soprattutto se, per molti anni lo si esercita mettendo in secondo piano la dimensione del servizio alla collettivit? e privilegiando gli interessi di alcuni specifici settori sociali o imprenditoriali, con l?effetto di produrre,  nell?immaginario collettivo, la sensazione che si ? data vita ad una nuova casta.

C?? da chiedersi, in questo scenario, quale risultato si sarebbe conseguito, se non si fossero svolte le primarie e se quindi il sindaco uscente fosse stato riconfermato candidato.

Io penso molto che sarebbe stato molto peggiore, per il centro-sinistra, a prescindere dal voto disgiunto e da altre amenit?.

Voglio ricordare che forti segnali di refrattariet? dell?elettorato di centro-sinistra si erano gi? verificati nel 2004 con la mancata elezione di Stefano Cimicchi a consigliere regionale.

Confermati poi dalle successive dimissioni di vicesindaco e altri consiglieri, dalle modifiche dei rapporti di forza dentro il PD che tuttavia sono stati abilmente utilizzati da un'altra componente che ha inteso sostituirsi semplicemente alla precedente senza fornire alcun elemento di reale innovazione nella gestione politica e nei rapporti con la gente. Anzi, per certi versi, con l?alibi incontestabile dell?unit? del partito, delle difficolt? di bilancio (mai rese pienamente note nella loro gravit?), del rispetto degli impegni presi precedentemente, la situazione ha languito, dilapidando in brevissimo tempo, le aspettative che si erano create.

 

Anche se si tratta di episodi differenti, essi danno l?idea di come la crisi politica di Orvieto, si trascini da tempo sulla falsariga di ci? che accade in molti altri territori. Orvieto, come noto, non ? fuori dal mondo, contrariamente a quanto alcuni si sono ostinati e si ostinano a pensare.

 

La crisi della forma partito, delle forme della rappresentanza, cio? della democrazia come la abbiamo conosciuta nell?ultimo mezzo secolo, ? cosa reale. Ad Orvieto ha trovato qualche contributo ulteriore dal permanere di una classe dirigente che sta in sella da 30 anni, alla quale si ? accostato negli ultimi 10 anni un corollario di figure che non sono state in grado di esprimere innovazione, subendo o accettando, di volta in volta, l?apparato burocratico-clientelare dei partiti o quello, pi? trasversale, delle successive amministrazioni.

 

Si ? arrivati alle primarie in una situazione non pi? sostenibile e io credo che si debbano davvero ringraziare coloro che si sono adoperati per la loro realizzazione, prevista dallo statuto del PD, ma raramente praticate se non con fastidio e con finte candidature. Ad Orvieto, anzi, esse sono state ostacolate in ogni modo dai vari livelli gerarchici del PD, da quelli locali, fino a quelli romani, passando per quelli perugini.

 

Lo scontro in atto ad Orvieto, infatti, non riguardava solo questa citt?, ma forniva un pericoloso precedente, tra pochi altri, rispetto alla dinamica che poteva instaurarsi tra direzione di partito, amministrazione e quadri intermedi e di base. Non solo pericoloso rispetto alla coesistenza/cogestione delle due riottose anime del PD, ma anche, anzi soprattutto, rispetto ad un metodo di far politica.

 

Il fatto che una persona come Loriana Stella abbia voluto accettare questo scontro e ci abbia messo la faccia, non mi pare sia indice di protagonismo o arrivismo, come parecchi sostengono, ma piuttosto di presa di coscienza di una situazione e di disponibilit? a dare ad essa rappresentanza e visibilit?.

Il rischio che essa si ? assunto ? chiaro e visibile oggi ancora pi? di ieri. Di questo, credo che si debba ringraziare Loriana, perch? al suo posto sarebbero stati in pochissimi ad assumerlo.

 

Il fatto che le primaria del PD si siano trasformate informalmente in primarie di coalizione e oltre, indica anche che la dinamica descritta non riguardava solo il PD, ma l?intero arco di forze politiche del centro sinistra e alcune di opposizione, con incursioni della destra, insomma, dell?intera citt?.

Il fatto, infine, che le primarie siano state vinte da Loriana Stella e dai suoi sostenitori, indica che il tentativo di cambiamento ? iniziato e comunque vada, rimarr? in campo.

 

Ci? che ? accaduto e che sta accadendo in campagna elettorale  non ? altro che la continuazione di questo scontro, una partita giocata da molti soggetti, ad Orvieto e fuori di Orvieto. Questa partita non si esaurisce con l?elezione del Sindaco, ma proceder? in tutti e cinque gli anni della prossima consiliatura.

 

Non si tratta di una battaglia tra centro-destra e centro-sinistra, (c??, ovviamente, anche quella), ma tra un vecchio e un nuovo modo di interpretare la rappresentanza e i processi democratici dentro le forze politiche e nella citt?.

 

Sono interessanti a tal proposito, i distinguo e gli avvertimenti sottolineati nei programmi dei Comunisti e dei Socialisti orvietani, nei quali si afferma che la democrazia ha un limite e un tempo:  ? quello dell?elezione dei consiglieri e del Sindaco. Poi ci sono cinque anni in cui gli eletti debbono essere lasciati operare, poich? cos? prevede la costituzione.

E? un approccio che intende sbarrare la strada fin da subito, a ogni velleit? intorno a nuove potenziali e pi? che mature forme di relazione tra cittadini e potere.

Si tratta, chiaramente, una visione vecchia e logora, la cui problematicit? ha offerto e continua ad offrire succulente opportunit? di vittoria a Berlusconi e soci, nell?attuazione del populismo mediatico e reazionario che abbiamo sotto gli occhi.

 

Non vedere questo vuol dire solo essere eccessivamente affezionati alle proprie sigle e alle proprie funzioni. Ed ? un po? miserevole e sconsolante, sentirlo pronunciare da esponenti della sinistra a sinistra del PD.

 

Assieme alla poco dignitosa gestione delle candidature e alla campagna di ?Socialisti-Sinistra e Libert??, nella cui lista (che ha addirittura cambiato il simbolo nazionale), la componente vendoliana e mussiana hanno abdicato completamente alla loro visibilit? e al loro ruolo; assieme alla ambigua operazione del candidato Sindaco Carlo Tonelli e della sua compagine; assieme alla mediazione effettuata nelle liste del PD, che fotografavano il suo stallo politico,  queste affermazioni denotano che il problema (e la sfida) ?, in estrema sintesi, il mantenimento o il superamento del patto sociale orvietano che ha retto ben oltre il suo tempo fisiologico. La societ? locale ? cambiata radicalmente e continuer? a farlo rumorosamente nei prossimi anni della crisi.

 

La discesa in campo dell?uomo venuto da lontano, Tony Concina, vestito dell?abito del nuovo, costituisce una ulteriore conferma della questione.

L?anziano manager delle P.R. prima dell?IRI e poi delle grandi societ? pubbliche svendute ai privati, ha attraversato la storia italiana della prima e seconda repubblica, in ruoli di attore di medio livello. Non ?, ovviamente, il nuovo; il suo programma ? inesistente. Metodo (quale?), prima e seconda fase (di cosa?)? Come quelli che non intendono scontentare nessuno, meno dice, meglio ?, in modo che ognuno pu? riempire il secchio vuoto di ogni sogno clientelare, oppure, utilizzare l?occasione per procedere all?attuazione delle meditate vendette.

 

Come il Berlusca degli inizi, Tony Concina parla di squadra in campo, di migliori competenze nei posti di comando e si presenta come una sorta di sacerdote tecnocratico in grado di risolvere i problemi dell?azienda cittadina.

Ma ? lampante che la sua cultura gestionale (ammesso che abbia gestito qualcosa oltre le cosiddette pubbliche relazioni che, ? bene saperlo, nelle grandi aziende, si riducono alle relazioni con il mondo della politica e dello spettacolo), ? quella consolidatasi nel tempo del neoliberismo, di cui swap e futures, erano corollari e di cui, invece, la riduzione dei diritti del mondo del lavoro e la supremazia dell?impresa erano il core-business.

 

Ora che il neoliberismo ? finito, anzi ? fallito, quale posto ha quel tipo di cultura ? Deve insediarsi ad Orvieto ? Magari riproducendo e rinverdendo, mutatis mutandis, il vecchio patto sociale di cui sopra, che gli strani abbinamenti nelle schede del candidato Concina e di alcuni neo consiglieri PD e Socialisti confermerebbero ?

 

La conclusione del ragionamento ? quindi riservata ai cercatori di novit? e ai delusi. Attenzione alle apparenze. E attenzione alle semplificazioni.

Attenzione anche ai proclami che leggeremo. Qui non si tratta (solo) di preservare la citt? dai nuovi adepti del fascio littorio che hanno occupato festosamente il Comune la notte di domenica scorsa. E non si tratta neanche tanto di far vincere un indistinto centro-sinistra.

 

Si tratta anche, anzi soprattutto, di entrare nella modernit? e di dare rappresentanza alla societ? cognitiva, quella fatta di competenze diffuse spesso superiori a quelle delle leadership politico-istituzionali e imprenditoriali. A ci? che dice che il futuro ? solidale ed equo o non ?. Che lo sviluppo ? sostenibile o non c??. Che le libert? civili e sociali sono per tutti, autoctoni e non; che la democrazia ? continuo confronto e partecipazione, ben oltre il momento del voto. Ben oltre la insostenibile supponenza degli amministratori e dei funzionari locali, regionali o nazionali.

 

E? per questi motivi e per molti altri su cui possiamo confrontarci, che Loriana Stella merita il nostro voto. Pi? dei suoi consiglieri e futuri assessori, ? il suo arrischiato tentativo a rappresentare la concreta novit? e potenzialit? di questa citt?. Una novit? che non si esaurisce se verr? eletta. Una novit? a cui dobbiamo costringere la sua compagine nella pratica quotidiana dei prossimi anni. Chi dentro il PD o quel che ne sar?, chi fuori dagli schieramenti, nella citt?.

Pubblicato il: 10/06/2009

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