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Una campagna elettorale veramente incomprensibile!

Maria Rita Paggio, responsabile Camera del Lavoro di Orvieto

E? veramente incomprensibile!

 

E? incomprensibile come un paese che vive una delle crisi pi? profonde dal dopoguerra ad oggi, in piena campagna elettorale non trovi di meglio, che parlare delle  vicende personali del presidente Berlusconi.

 

Il fatto non ? voler attribuire a questo governo la responsabilit? di una crisi che trae origine da assetti strutturali dei mercati e delle economie dei paesi sviluppati che si sono consolidati negli ultimi 20 anni; il fatto ?  che questo governo  porta la responsabilit? di aver voluto prima negare la crisi e la sua gravit? per poi dirci in questi giorni che ormai il peggio ? passato;  e soprattutto la responsabilit? di non voler vedere chi sta pagando la crisi, cio? lavoratori e pensionati .

 

La crisi in realt? si ? aggiunta ad una condizione gi? difficile di lavoratori e pensionati che  negli ultimi anni hanno visto una perdita vertiginosa del potere d?acquisto  di salari e pensioni; per questo presentammo gi? due anni fa una piattaforma sul fisco  che dopo il protocollo sul welfare doveva dare risposte concrete sul versante del reddito disponibile delle famiglie, ma caduto il precedente governo di centro sinistra di quella piattaforma, peraltro unitaria, non si ? pi? parlato.

 

Che ci sia una questione salariale aperta, e non da oggi, che si sia acuita con la crisi; che le famiglie, quelle che ne dispongono, stanno mettendo mano in maniera massiccia ai propri risparmi,  penso che nessuno in buona fede possa negarlo.

 

In un recente saggio dal titolo molto significativo LA CRISI, E POI? ,Jacques Attali, economista non certo anticapitalista, nel chiedersi come mai siamo arrivati a questo punto, fornisce una spiegazione molto semplice : sostiene infatti che il mercato ? il miglior meccanismo di ripartizione delle risorse, ma ? incapace di assicurare la domanda necessaria al totale impiego dei mezzi di produzione per questo, affinch? una economia di mercato funzioni, ? necessario che lo stato garantisca il diritto di propriet? e la concorrenza ma anche salari accettabili, deve essere in sintesi garantita una equilibrata ripartizione dei redditi. Ed ? proprio questo che non ? avvenuto negli ultimi 20 anni.

 

Allo stesso modo nessuno pu? negare, a parte il presidente del Consiglio, che tutto il tessuto produttivo del paese, a cominciare dalle piccole e piccolissime aziende sono spesso a rischio chiusura, anche ,e a volte soprattutto, per l?impossibilit? di accedere al credito per  attraversare il mare in tempesta dell?economia mondiale.

 

Se gli interventi messi in campo contro la crisi non saranno in grado di rilanciare una nuova stagione di crescita e di assicurare una prospettiva per le centinaia di migliaia di lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, potrebbe essere a rischio anche la tenuta della coesione sociale e democratica del paese.

 

La domanda quindi non ? se c?? la crisi o quanto ? grave e nemmeno quando ne usciremo  ma come ne usciremo come paese, sia come tessuto produttivo  che come lavoratori  e cittadini.

 

Gli effetti della crisi sono ancora ?molto pesanti?. In pochi mesi la bolla finanziaria si ? allargata all?economia causando  il fermo della produzione dovuto a un forte crollo della domanda che non ? destinato ad essere superato a breve, perch? segnali di riprese non si vedono a meno che non siano determinati da stimoli fiscali  come nel caso del mercato dell?auto, per questo ? essenziale l?uso della leva fiscale su salari e pensioni per aumentare il reddito disponibile delle famiglie e far ripartire i consumi.

 

E? ovvio che in un contesto cos? difficile senza un sostegno reale dello stato ? quasi impossibile trovare chi investe  anzi, paradossalmente, oggi le aziende  che hanno innovato, che hanno investito sono quelle pi? in difficolt? ed ? sempre pi? forte  il rischio che le aziende tendano a ?riverticalizzare il ciclo riportando dentro tutto quello che prima facevano fare fuori?, tagliando le gambe alla filiera probabilmente in modo strutturale e cio? anche per il futuro.

 

Per questo a CGIL continua a chiedere un riordino generale degli ammortizzatori, una revisione della fiscalit? a carico di salari e pensioni ma anche una diversa tassazione dei proventi da rendita finanziaria, un rilancio della lotta all?evasione e all?elusione fiscale e la modifica del patto di stabilit? a cui sono vincolati i comuni.

 

 

Per questo anche in occasione della Assemblea nazionale delle Camere del Lavoro la Cgil ha rilanciato al richiesta di convocazione di un tavolo nazionale di confronto con il governo su questi temi, perch? ad oggi il governo ha giocato sulle divisioni sindacali e sul rapporto privilegiato con Confindustria  senza per? costruire un progetto di rilancio del paese.

 

La scelta di firmare e poi ratificare quell?accordo senza la CGIL e senza aver voluto sottoporre quell?accordo al voto dei lavoratori ? stato un grave errore perch? quell?accordo, sottoscritto in questo tempo di crisi, varr? anche quando l?economia ripartir? e le norme che prevedono la derogabilit? del contratto nazionale, la non esigibilit? dei contratti di secondo livello nella stragrande maggioranza delle imprese del paese, produrranno un danno grave al potere contrattuale dei lavoratori sia sul piano dei diritti che del salario.

 

Il problema ? infatti quale mercato del lavoro uscir? da questa crisi e quale rappresentanza politica del mondo del lavoro si potr? realizzare.

 

La dimensione planetaria della crisi non deve  farci perdere di vista il contesto territoriale dal quale partiamo con i suoi limiti, cio? un tessuto produttivo fortemente frammentato, all?interno del quale  risulta gi? oggi pi? difficile garantire la tutela individuale e  collettiva dei lavoratori;  ma anche le opportunit? che possono aprirsi per uscire dalla crisi con un tessuto produttivo riqualificato e con un mercato del lavoro non impoverito facendo leva su un progetto di sviluppo integrato, che tenga conto delle vocazioni territoriali e le implementi, attraverso un uso responsabile ed ecocompatibile del territorio che eviti saccheggi e danni per le future generazioni ma che non lo consideri un bene di tipo contemplativo.

 

Per queste ragioni ? oltremodo preoccupante che i principali network della comunicazione del paese diano voce solo a chi , in piena crisi e in piena campagna elettorale anzich? occuparsi  delle condizioni materiali  dei cittadini di questo paese si impegnano, ancora una volta, a far passare per vittima il Presidente del Consiglio.

Pubblicato il: 03/06/2009

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