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Lottizzazione Fanello. I danni vengono da anni di "non urbanistica"

Francesco Ercolani

Avevo scritto queste poche riflessioni a margine delle attivit? e dei contributi  messi in      essere prima delle primarie nei gruppi di lavoro di Orvieto capace di futuro. Anche adesso alla luce della presentazione ufficiale del nuovo progetto del ?Fanello?, quelle riflessioni mi sembrano ancora attuali; n? penso che una maggiore attenzione per la oggettiva polifunzionalit? del sistema, per gli studi relativi alle ecocompatibilit?  ed ecosostenibilit? possano necessariamente implicare una valutazione totalmente positiva.

Pensare che il nuovo intervento possa costituire un nuovo modo di vivere la citt? assumendone addirittura la funzione di ?cuore? e cancellando d?un colpo una ?NON URBANISTICA? perpetrata in modo scientifico dagli anni ?60 in poi, mi sembra francamente un esercizio molto molto difficile.

RIFLESSIONI

Orvieto non pu? pi? permettersi, come d?altronde il resto del paese,

le dissennate politiche di sviluppo edilizio fin qui perseguite che hanno provocato una diffusione edilizia esagerata ed in ogni direzione consumando aree in qualche caso di grande pregio ambientale ,come la passata lottizzazione del Poggente e la futura espansione del ?Fanello?.

 L?edilizia abitativa periferica facilmente  osservabile dalla rocca dell?Albornoz mette chiaramente in luce la grande dispersione urbana che di fatto dallo scalo fino a Ciconia e Sferracavallo con l?interruzione (grazie al Vincolo) della zona della Badia avvolge in un abbraccio asfissiante i piedi della rupe.

 

Le modalit? insediative che si sono nel tempo attuate  di tipo prevalentemente ?sommativo? e ?lineare? legate direttamente ai sistemi infrastrutturali viari sono palesemente insufficienti a soddisfare le complessit? dei parametri urbanistico- spaziali che hanno strutturato e sostenuto le citt? nelle loro evoluzione storica e che rappresentano tuttora la bussola fondamentale di riferimento anche negli insediamenti contemporanei pi? riusciti soprattutto nel nord dell?Europa.

 

Purtroppo quell?idea di citt? ? stata ormai dimenticata e definitivamente liquidata dall?urbanistica ignorante ed obbediente alle clientele di turno piccole e grandi; ?svenduta? a lotti , a pezzetti senza una visione organica e sistemica, diffusa come una terribile metastasi che neanche la terapia a base di ?piazze finte? e inutili riuscir? mai a guarire.

 

Abbiamo perci? il dovere politico di interrompere questa perversa e falsa idea di sviluppo che sta distruggendo velocemente le originarie caratteristiche della cultura insediativa del nostro territorio che si presta, se lo si vuole veramente, ad essere ?contaminata? con intelligenza e sensibilit?  avviando un vero  recupero culturale delle nostre radici e di quel DNA storico - urbanistico rappresentato dalla nostra citt? e dall?unicum ambientale e paesaggistico che la circonda.

 

Questo ineguagliabile patrimonio, che tutti ci invidiano  va difeso strenuamente non solo come componente strutturale economicamente strategica  per il nostro futuro, ma soprattutto per rafforzare, in  momenti critici come questi e di fronte alla montante indifferenza del quotidiano, il senso di cittadinanza e di forte appartenenza identitaria.

 

Pubblicato il: 20/05/2009

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