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'Sanctus Bernardinus Senensis' di Nando Brizi. Una bella lettura

Fausto Cerulli

Voglio parlare di un libro fuori commercio, che ? stato stampato da Marsili, tipografo orvietano, nell?aprile di questo anno di grazia 2009. Si tratta di un libro il cui titolo: ?Sanctus Bernardinus Senensis? sembrava fatto per scoraggiare un poco credente quale io sono. Tanto pi? che la prefazione ? curata da un Vescovo, che ? un Vescovo particolare e gradevole come Giovanni Scanavino, ma sempre Vescovo ?, e dal parroco di Porano, dal nome ventoso, don Zeffiro, che fu rampognato dal Vescovo Grandoni in quanto in un mio pezzo su Porano lo avevo definito prete di Rifondazione, ingannato dal suo vestire dimesso e dalla sua barba poco curata, simile in qualche modo alla mia. Il fatto ? che la mia curiosit? per questo libro ? stata suscitata dal nome dell?autore, Nando Brizi: che una volta era il portalettere di Porano, e che ? uno dei pochi che legge Libero, e lo leggeva anche quando io scrivevo su quel giornale. Ma sto divagando: voglio parlare del libro. Un libro che parla di San Bernardino proprio nel momento in cui la stupenda Chiesa aquilana dove riposa la salma del santo, ? stata gravemente ferita dal terremoto. L?autore dichiara di non essere uno scrittore, e di non voler essere considerato tale. Non si sa se per modestia, o per un qualche giustificato disprezzo verso gli scrittori di professione. D?accordo, Nando Brizi non ? uno scrittore: ma ? senz?altro un ricercatore raffinato e curioso, un amante della documentazione storica ed archivistica, anche se nessuno lo chiamer? a far parte della Cultura locale con la C inutilmente maiuscola e con la puzza al naso. Brizi  ripercorre minuziosamente la vita di Bernardino da Siena, dalla nascita in quel di Massa Marittima, alla vita travagliata persino da accuse di eresia, alla morte, avvenuta ad Aquila, il 20 maggio del 1444. Una vita complicata, in tempi in cui l?essere francescano sconfinava spesso con l?essere fuori dalla Chiesa. E Bernardino non cess? di essere un personaggio scomodo neppure dopo la morte: e Brizi- mi sembra questo il carattere pi? innovativo del libro- descrive minuziosamente le battaglie che si accesero dopo la sua morte tra chi lo riteneva degno di essere santificato e chi voleva in tutti modi che la sua immagine fosse dimenticata. Se da un lato il suo amico e seguace Giovanni da Capestrano si rivolgeva a vari pontefici per ottenere la canonizzazione del confratello, si faceva strada una fazione capeggiata da circoli milanesi che si opponeva alla canonizzazione ricordando i sospetti di eresia che si erano appuntati su Bernardo, e su una sua presunta non completa ritrattazione delle idee che a quei sospetti avevano dato luogo. Il Brizi, con candore ed insieme con non celato interesse per le beghe terrene che si pongono sulle vicende delle santificazioni, dimostra come Bernardo non fosse un morto da maneggiare con facilit?. Parlando degli avversari della canonizzazione, il Brizi li accusa di invidia per la fama di Bernardo: ma non gli sfugge che il problema era qualcosa  di pi? che una semplice invidia: fare Santo Bernardo, in un ?epoca in cui la Chiesa ufficiale era permeata da uno spirito piuttosto mondano che francescano non doveva essere compito agevole per nessun Pontefice. Troppo la figura di Bernardo, infatti, somigliava a quella di Francesco d?Assisi, che non era stato tenero con la Chiesa del suo tempo. Come Francesco, Bernardo  seguiva la strada dell?umilt? e della povert?, si schierava con gli umili e con i poveri: sognava una Chiesa senza lusso e senza esibizioni. Naturale, quindi, che una sua santificazione fosse malvista da chi si era invece adattata ad una Chiesa che si faceva forte della propria ricchezza materiale a scapito di quella spirituale. Non a caso, credo, Brizi riporta una leggenda secondo la quale a Bernardo morente ebbe ad accostarsi una figura misteriosa, quasi un?ombra: e si disse che era l?ombra di Celestino quinto, il papa del gran rifiuto, a confortare con la sua presenza di oltre tomba la morte di Bernardo. Come Celestino, anche Bernardino rifiut? i numerosi incarichi di Vescovo, che gli furono offerti da varie grandi citt? italiane,  in virt? della sua fama di teologo eccelso e di trascinante predicatore. Egli prefer? percorrere in lungo e in largo l?Italia, fermandosi in comunit? importanti, ma non trascurando neppure comunit? minori, come quella di Porano- cui era legato per sangue da parte materna, della famiglia degli Avveduti. E sempre, come documenta il Brizi, portando il sano scompiglio di un Savonarola o di un Francesco d?Assisi. Un particolare, che sembrerebbe non ben deporre a favore di Bernardino: durante un suo soggiorno ad Orvieto, leggiamo nel testo del Brizi, il futuro santo  si distinse per un qualche accanimento contro gli ebrei; con la ragione d?oggi un tale accanimento potrebbe far pensare ad un antisemitismo antelitteram. Ma la spiegazione, sempre secondo la ricostruzione del Brizi, di un qualche accanimento contro gli ebrei andava ricercata nel fatto che all?epoca Orvieto si trovava in cattive condizioni economiche; sicch? i cittadini, compreso il vescovado, erano costretti a rivolgersi al Monte dei Pegni, che era in mano agli ebrei per il semplice fatto che la Chiesa aveva delegato agli ebrei l?esercizio dell?usura, considerata peccato per i cristiani.  Bernardino sarebbe dunque intervenuto soltanto per limitare il prepotere economico degli ebrei, e non per ragioni di antisemitismo.

Abbiamo detto come dalla ricostruzione, documentata  dal  Brizi, si evinca  che  Bernardino rischi? l?accusa di eresia: e ci?, a quanto pare, per un motivo che diremmo formale: Bernardino aveva ideato il famoso trigramma JHS, che a molti dovette apparire come una sorta di formula magica, mentre per Bernardino esprimeva soltanto una particolare devozione al nome di Ges?. Comunque, la sostituzione del crocifisso con il trigramma cost? a Bernardino un vero e proprio processo per eresia: che  si concluse con una completa assoluzione, suggellata dal Pontefice di allora con l?incarico concesso a Bernardino di predicare per 80 giorni consecutivi in S. Pietro; un onore che lo ripagava di molte amarezze. Il libro del Brizi contiene moltissimi altri particolari interessanti e pressoch? inediti. Scritti con uno stile piano e senza presunzioni, ma assai accattivante. A ci? si aggiunga che il libro ? adornato da molte riproduzioni di pitture e sculture che ritraggono il Santo e i luoghi della sua predicazione. Il tutto ricercato con minuzioso affetto in archivi italiani e stranieri. Il Brizi, e lo dice espressamente, considera in qualche modo Bernardino alla stregua di un concittadino poranese, per via delle sue numerose presenze a Porano e dalla sua appartenenza alla poranese famiglia degli Avveduti. Una lettura, dunque, piacevole e ricca di spunti. Resa ancor pi? apprezzabile dalla bellissima impostazione tipografica, di cui va dato merito alla tipografia Marsili, anche essa gloria della stamperia locale, tradizionale ed innovativa insieme.

Pubblicato il: 17/05/2009

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