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Ecce Homo a Guardea: pensieri ed emozioni

cerco guai

Sabato 18 aprile sono andato con la mia famiglia a vedere lo spettacolo teatrale ?Ecce Homo? che, nonostante la pioggia iniziale e gli impianti un po? provati dall?umidit?, la Compagnia Teatrale Pinocchio di Guardea ha messo in scena nella piazza che ospita l?Arco della Coscienza Planetaria.

Forse per via di quella puzzetta sotto il naso che ha chi, pur abitando in una cittadina, si reca in una pi? piccola della sua, ero convinto di andare ad assistere ad una rappresentazione del tutto tradizionale della Passione. Magari molto recitata, magari suggestiva come quella di Pantanelli, ma comunque piuttosto canonica.

E invece no.

La prima sorpresa ? stato l?impianto scenico a due livelli, davvero imponente, con strutture a vista e pochi sobri elementi che richiamavano dettagli storici essenziali.

E poi lo spettacolo, una vera pi?ce teatrale che univa recitazione, danza e canto lirico.

Non so se dietro all?abile regia di Elisa Panfili (che ? anche autrice del testo) e al lavoro dei suoi collaboratori ci siano stati approfonditi studi semiologici o se tutto sia stato frutto di tentativi e di un gusto innato, sta di fatto che la narrazione si svolgeva con una attenzione estrema alle forme pure, con scenografie essenziali ma mai scarne, con moduli cubici mossi in veloci cambi di scena in un?arena senza sipari, con una continua alternanza dei punti di vista e con le azioni che si svolgevano lungo i lati o in diagonale. Tutti elementi, questi, che hanno conferito una incredibile pulizia compositiva ai quadri rappresentati, come la delicatissima ultima cena in cerchio o la crocifissione, tutt?altro che arroccata e inaccessibile.

Lo spettacolo iniziava con l?annunciazione, a cui seguivano i dubbi e i tormenti di una Maria incredibilmente umana e un poetico passaggio di palla tra un Ges? fanciullo e un Ges? adulto, annunciato dal Battista.

E poi il tradimento di Giuda, l?ultima cena, la preghiera e la cattura nell?orto degli ulivi, con gli spettatori in alto, a guardare, ognuno dal suo punto di vista, le scene abilmente commentate dalla musica e dalle voci fuori campo, che attualizzavano e universalizzavano i sentimenti provati dai protagonisti, dove la parola chiave per comprendere l?animo umano di fronte alle paure e alla grandezza dei progetti divini era una sola: confusione.

Subito dopo un inaspettato cambio di scena, abilmente operato dai popolani in costume mescolati tra la folla: la recitazione si spostava sui palchi laterali mentre gli spettatori scendevano al centro dell?arena e diventavano protagonisti, impotenti, dello scempio del giudizio e del supplizio di un uomo condannato perch? diverso.

Le scene si susseguivano e si alternavano sui quattro lati del piazzale, e la folla si spostava e si girava per seguire la narrazione o lasciar passare gli attori: nessun limite, nessuna barriera, nessuna differenza tra chi si trovava una settimana o duemila anni fa in mezzo ad una moltitudine esaltata che gridava: ?Crocifiggilo?!

Nessuna differenza nell?impotenza con cui assistere ad una flagellazione dal sapore di una inquietante catena di montaggio e ad un Golgota emblema di migliaia di crocifissioni silenziose che si compiono ancora nel mondo e nell?animo umano. Parola d?ordine di questa seconda parte: diversit?.

Non era facile non commuoversi, cos? come non sentirsi diversi e inermi in mezzo a quella folla che gridava e inveiva contro un innocente.

E, diciamolo pure, non era facile nemmeno coinvolgere nel profondo gli spettatori disincantati del terzo millennio, subissati di stimoli e di spettacoli blasonati, quegli spettatori che pare abbiano gi? visto tutto.

Per? a Guardea ci sono riusciti, sebbene ognuno di noi abbia archiviate, nella sua testa, decine di rappresentazioni differenti della Passione e una innumerevole serie di interpretazioni. Cos? come sono riusciti a concludere il toccante spettacolo con la Maddalena, senza provocazioni gratuite, ma non senza aver lasciato un groppo nello stomaco.

E si sono riaccese le luci, su occhi lucidi, volti meravigliati e uno stuolo di attori alla loro prima esperienza, oltre cento, che davano l?impressione di aver assistito ad un kolossal d?altri tempi, ma meno aulico e oleografico, rivisto e tradotto per la contemporaneit?, e soprattutto mai banale.

Bravi tutti! Brava Guardea!

Pubblicato il: 26/04/2009

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