Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

'Sgarbi' a Pasquetta

cerco guai

di Marco Sciarra

Nei giorni scorsi mi ? tornata tra le mani una ricerca di Lucio Riccetti di dieci anni fa, in cui si diceva, tra le altre cose, che con ogni probabilit? il pozzo ordinato da Clemente VII al suo arrivo dal Sacco di Roma fu quello della Cava e non quello di San Patrizio, pensato e progettato solo qualche anno dopo.

Per avere maggiori dettagli in vista di una pubblicazione, gli ho mandato una e-mail, a cui mi ha risposto ad un orario assolutamente improbabile. Un veloce scambio di battute mi ha rivelato che il noto ricercatore orvietano -famoso per le veementi esternazioni che gli sono valse l?epiteto di ?Sgarbi del tufo?- non ? affatto un nottambulo, ma semplicemente si trova a qualche fuso orario di distanza.

Dopo aver saputo cosa stesse facendo, non ho potuto fare a meno di chiedergli alcune cose, incluso quale sia il suo pensiero sulla nostra citt? ora che vede tutto da fuori, ammesso e non concesso che ancora ci guardi. Ne ? nata una luuunga intervista via e-mail, che vi propongo, soprattutto per dimostrare ai lettori che c?? qualche orvietano che ?cerca guai? molto pi? grossi dei miei...

Domanda: Come mai si trova a New York?

Risposta: Sono qui, quale Leon Levy Fellow del Center for the History of Collecting in America, emanazione della Frick Art Reference Library del famoso museo Frick Collection. Sto lavorando, da qualche anno, ad una ricerca sulla formazione del gusto per la ceramica medievale nei collezionisti europei e americani nel primo Novecento; su questo affascinante tema di ricerca ho progettato un?esposizione legata al centenario del libro di Alexandre Imbert, ?Ceramiche orvietane dei secoli XIII e XIV. Note su Documenti (Roma, 1909)? e della Legge N.364 del 20 giugno 1909. La mostra, dal titolo ?Questo libro ? dedicato al Comm. J. Pierpont Morgan - Collezionisti, connoisseur, antiquari e leggi di tutela agli albori del Novecento?, ? stata incardinata all?attivit? della Direzione Regionale del Ministero per i Beni e le Attivit? Culturali e avr? luogo, salvo complicazioni, a Perugia, nella Galleria Nazionale dell?Umbria, dal 24 settembre 2009 all?11 gennaio 2010. Poi, se tutto andr? secondo i piani, la mostra dovrebbe essere accolta in altre istituzioni europee e americane.
La prestigiosa istituzione newyorkese mi ha offerto la possibilit? di utilizzare le proprie strutture: un ambiente culturale particolarmente vivo e una grande biblioteca specializzata; qui, praticamente, sto scrivendo il saggio introduttivo del catalogo e coordinando sia la pubblicazione sia l?esposizione, che hanno, come facilmente intuibile, strutture un po? complesse.

D: Beh, parlando di ceramiche orvietane, la prossima domanda ? tanto ovvia quanto dovuta: ha mai pensato di proporre qualche evento del genere a Orvieto?

R: La risposta ? negativa e i motivi sono vari. Il primo, prettamente tecnico, ? legato alla mancanza, in Orvieto, di uno spazio espositivo adeguato alle normative internazionali richieste dai musei per inviare oggetti dalle proprie collezioni (sistemi di sicurezza, sale climatizzate?). Il secondo motivo, che possiamo definire pi? politico, ? dovuto al fatto che ad Orvieto chi parla ? una specie di fantasma; un ectoplasma di circa novanta chili: trasparente. La citt?, o meglio, parti della citt? hanno deciso di non avvalersi della mia professionalit? e del mio know how , quindi eccomi qui. 
E forse non ? male cos?? Mi sarei potuto trovare in mezzo a qualcosa del tipo ?cotto e biscotto?? con tutto il rispetto per chi ci ha lavorato.

D: Chiss? se il Museo della ceramica, da mesi dato in fase di ultimazione, avr? questi requisiti. Per il resto, prendiamo il positivo da ogni circostanza e approfittiamone: vista da New York, come risulta la situazione politico-sociale di Orvieto?

R: Da qui o da Orvieto la situazione politica si vede sempre nello stesso modo. La nostra citt?, dopo una legge speciale che ha portato una pioggia di miliardi, appare stranamente pi? povera. Ci? che manca ? una politica di ampio respiro. Soprattutto una politica culturale di ampio respiro. La cultura, gli indirizzi e le strategie culturali, che dovrebbero essere il volano della realt? orvietana sono completamente assenti, affidate a persone incompetenti che se non le assoggettano al proprio interesse, certamente le piegano alle esigenze della politica: ? evidente che dovrebbe essere il contrario. Un esempio banale: la catena di liceali con le t-shirt: ?io trasferisco cultura? (o qualcosa del genere) di circa un anno fa: gli studenti, costretti a loro insaputa a scimmiottare i cosiddetti ?angeli del fango? dell?alluvione fiorentina, o, peggio ancora, le coreografie del ventennio tipo battaglia del grano, dovrebbero essere stimolati a leggerli i libri, non a trasportarli; per questo c?? il personale specializzato. Ma anche volendo, come avrebbero potuto farlo se le biblioteche, sia la vecchia che la nuova, sono rimaste chiuse per circa un anno?
Altro esempio banale: l?illuminazione del Duomo, che non solo non tiene conto della vibrante e raffinata architettura del monumento, ma danneggia i palazzi e le case storiche circostanti con la disposizione dei fari necessari per l?illuminazione. Ancora un esempio banale: la pauperizzazione dell?immagine della citt?: le statue di Bonifacio VIII tolte dalle sedi storiche per essere esposte ad una mostra romana di qualche anno fa e mai ricollocate; ma esposte in un modo disarmante: forse sarebbe stato doveroso pensare a delle copie. Peggio ancora: il gruppo polimaterico della Maest? e Angeli reggi cortina, punto focale di tutta la facciata sia nella lettura architettonica sia in quella escatologica: rimosso dal 1983. I ragazzi che hanno oggi 25 anni non hanno mai visto la facciata nella sua interezza, mentre il capolavoro ? annichilito in un allestimento museale che grida vendetta. Ancora uno: la distruzione sistematica del paesaggio, anch?esso bene culturale di enorme pregio e vera unica risorsa di Orvieto: non solo cave, ma anche l?ecomostro, che deturpa l?area archeologica del Fanum e il Ponte del Sole, immortalato negli splendidi smalti di Ugolino di Vieri e soci.
Quanto al costituendo museo della ceramica, si ? mai sentito dire di un museo allestito in una struttura condominiale e basato su progetti che non rispondono alle stesse leggi comunali in materia di edilizia? Con superfetazioni che stravolgono l?immagine della Piazza del Popolo e il tessuto edilizio che la delimita?  Tutte cose gi? denunciate da Italia Nostra fin dal 2001, se non ricordo male.

D: Sapevo che prima o poi sarebbero usciti fuori i cavalli di battaglia di Riccetti, o, se preferisce, i ?tormentoni? dello ?Sgarbi nostrano?. Voglio insistere: al suo ritorno trover? una Orvieto diversa, non solo con la tanto amata chiesa di Ponte del Sole quasi ultimata, ma anche con alcune piazze col trucco rifatto. Come vede queste innovazioni e le nuove opere pubbliche finanziate dall?amministrazione l?autore de ?La Citt? costruita - lavori pubblici e immagine in Orvieto medievale??

R: Credo di aver gi? risposto. Vedo tutto questo come il risultato dell?assenza di una politica culturale seria, attenta, motivata e preparata. Circa i cosiddetti ?tormentoni?, confido nel ?repetita iuvant?.

D: Dunque tutto, secondo lei, sarebbe riconducibile all?assenza di una vera politica culturale. Eppure ad Orvieto esistono istituzioni che hanno, o dovrebbero avere, parte attiva in questo settore: mi riferisco all?ISAO, di cui ? stato un socio fortemente attivo oltre che direttore scientifico del Bollettino per vari anni, ma anche all?Opera del Duomo, dove ? stato lungamente attivo con vari incarichi?

R: Anche in questo caso ho gi? risposto. Ribadisco che il male di Orvieto ? la totale mancanza di una politica culturale di grande respiro che possa vivificare le scelte urbanistiche, economiche, sociali?
Circa le istituzioni nominate, posso dire che hanno fallito l?obiettivo. Il primo, da una decina di anni a questa parte, ha perso lo spirito dialettico fortemente voluto dal fondatore, il compianto professor Renato Bonelli. La nuova e attuale gestione non ha nemmeno il coraggio di pubblicare le lettere inviate dai soci e sono almeno cinque anni che non esce il Bollettino; l?ultimo uscito, l?anastatica degli scritti, ?per nozze?, di Luigi Fumi, ? un volume approntato dalla dottoressa Marilena Rossi Caponeri e da chi parla e licenziato per le stampe gi? nel 2001.
Per l?Opera del Duomo possiamo dire la stessa cosa. Non c?? produzione scientifica n? nuova n?, tanto meno, originale. L?allestimento delle sale espositive non tiene conto di alcun percorso storico-artistico; le grandi pale d?altare cinque-seicentesche hanno una collocazione che ne provoca una difficile lettura; della Maest? si ? gi? detto. La cosa peggiore ? la totale noncuranza per i palazzi papali, che ospitano le opere esposte; sono ridotti a mere pareti su cui addossare pannelli e strutture rendendone illeggibile l?architettura. L?attuale consiglio dell?Opera, seguendo le linee tracciate dal precedente, non ha voluto dar seguito al progetto definito dalla cosiddetta ?Commissione Bonelli? e approvato al tempo della presidenza del senatore professor Romolo Tiberi: progetto non solo impegnativo, ma soprattutto legato a delle scelte forti, quali, per tutte, il trasferimento del Museo Emilio Greco, oggi assurdamente definito ?porta? del percorso espositivo. L?assessore alla cultura del Comune, che ? anche fabbriciere e direttore scientifico del Museo Faina (un incredibile, berlusconiano, conflitto di interessi) si barcamena ammantando la scelta utilitaristica per qualcosa di culturale: il recupero del Novecento alla storia della citt?. Ma soltanto indicare il Museo Emilio Greco come ?porta? per il Museo dell?Opera del Duomo significa fare orecchie da mercante alle autorevoli voci levate, ancora recentemente, contro le porte di Emilio Greco, da Cesare Brandi, nel 1970, a Renato Bonelli, nel 1994, a Pietro Scarpellini, nel 2000. Proporre, soltanto ipotizzare, le opere di Emilio Greco quale porta di accesso al Museo dell?Opera ? una grave leggerezza dal punto di vista storico, culturale e formale. Significa non aver capito.
Il tentativo di riportare in Duomo le statue cinque-settecentesche, poi, ? una vera chicca, che merita da sola un approfondimento; qualcuno si ? montato la testa e vuole correggere la storia? perch? allora non riportare il coro ligneo nella navata centrale? Magari ne riparleremo.

D: Lo sapevo che nemmeno la puntata di Pasquetta poteva essere priva di qualche sonora frecciata al mite Della Fina, uno e trino per amor di Cultura. Lasciamo ai lettori l?individuazione del ruolo: meglio agnello sacrificale o capro espiatorio? Battute a parte, proviamo ora a guardare al futuro: che ne pensa dei candidati a sindaco, veri o probabili?

R: Un piccolo inciso: il dottor Della Fina non ? n? mite, n? agnello sacrificale, n?, tantomeno, capro espiatorio: limitiamoci a dire che pu? essere considerato un soggetto ?in carriera?.
Torniamo alla domanda: cosa dovrei pensare? Il candidato del centrodestra non lo conosco. Mi auguro che sia in grado di dare un po? di fiato allo schieramento che lo sostiene, che vedo piuttosto asfittico e privo di idee: ? una compagine che fra elezioni politiche e amministrative perde circa il 20%; forse prima di cercare un candidato sindaco sarebbe stato pi? corretto fare un?analisi politica di questa emorragia, individuarne le cause e correre ai ripari. Mi auguro e auguro al candidato di recuperare almeno i voti del centrodestra: sarebbe gi? un ottimo risultato. Pi? in generale, come orvietano, non credo che la panacea di tutti i mali siano un po? di tavolini in disposizione selvaggia lungo le strade e nelle piazze di Orvieto; cos? come la musica dal vivo. Bisognerebbe avere la forza intellettuale e la capacit? organizzativa di costruire eventi, cos? come di fare opposizione, originale e ben curata, se si ? davvero contrari alle linee della maggioranza.
Della candidata del centro-sinistra non mi convince la repentina folgorazione pre-elettorale. Dal 1992, la candidata ha incarichi nella maggioranza che governa la nostra citt? e la nostra regione; agli incarichi dovrebbero essere legate anche le responsabilit?: credo che fino a tempi recenti abbia non solo condiviso e approvato le scelte operate dal sindaco di Orvieto, ma anche messo farina del proprio sacco: la rotonda della Segheria o la variante di Castelviscardo possono bastare? Se ne dovrebbe assumere anche le responsabilit?. Se poi ? vero che il centrodestra ha partecipato in massa alle primarie del PD siamo davvero di fronte a dei gattopardiani senza ritegno. Rispetto a quanto ci capiter? di vedere nei prossimi mesi, l?unica novit? sembra essere l?idea lanciata da Andrea Muzi. Sinceramente, avrei preferito una lista civica vera: nata dalla societ? civile, di libero pensiero, diretta, impegnata, trasversale.

D: Quindi, in conclusione?

R: Orvieto sta cambiando: i vertici della banca e della Fondazione, appena rinnovati, le amministrative in arrivo. Come orvietano mi auguro che tali cambiamenti siano sostanziali, positivi, e che portino ad un miglioramento della percezione e delle potenzialit? della nostra citt?. La politica basata sui magri giochetti di potere legati ai partiti e ai personalismi ha creato questa situazione di crisi sempre pi? profonda.
Si evitino lobby e lobbine: Orvieto ha bisogno di voltare pagina in modo sostanziale.

Grazie mille, mi sa che mi ha suggerito inconsapevolmente il tema (di una parte) dell?articolo della prossima settimana, sempre che non si faccia vivo qualcuno/a che voglia controbattere alle risposte di Riccetti. In tal caso, Dante Freddi permettendo, lo/a intervisterei volentieri!!!

Pubblicato il: 14/04/2009

Torna ai corsivi...