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Venerd? 10 aprile, la Vigilia di Pasqua nel campo terremotati di Paganica

Fabiola DI LOreto

C?? il sole tra le montagne innevate della Valle dell?Aterno.

Un paesaggio tipico dell?Appennino abruzzese, apparentemente integro.

Paganica come l?Aquila sono, invece, citt? distrutte, ferite al cuore, svuotate dei loro averi, dei loro tesori.

Pi? che un terremoto sembra un bombardamento. Le case sventrate, svuotate dal solaio, crollate negli interni.

L?Aquila, citt? d?arte, di storia, di cultura ? una citt? spettrale. Arrivando con l?autostrada da Roma la citt? appare subito deserta e irreale.

Anche il centro di Paganica ? vuoto, colpito profondamente.

Il campo degli sfollati ? l?unico luogo di vita, animato da quel mondo incredibile del volontariato.

Al campo di Paganica i volontari della Protezione Civile di Orvieto e di tutta l?Umbria.

La Provincia di Terni ha donato una tensostruttura, grande, accogliente ed ? incredibile come quando non si ha nulla anche una tenda possa diventare una ricchezza.

La gente d?Abruzzo ? forte, dignitosa, chiusa nel proprio dolore, non  perde mai decoro e orgoglio.

Conosco quei volti, quegli sguardi, mi appartengono per famiglia.

Sono sguardi dove puoi leggere terrore, spavento per le tante, ripetute scosse ma dove non trapeler? mai quel senso riprovevole di disperazione.

Nulla sar? pi? come prima per nessuno.

Tanti gli anziani chiusi nel loro dolore, ma nessuno piange nella ripresa di una parvenza di vita.

Una signora molto anziana legge il giornale seduta su una piccola sedia di plastica davanti alla tenda che le ? stata assegnata.

I bambini giocano con l?aiuto dei volontari, degli psicologi dell?infanzia, dei medici del sorriso, dei clown. Gli anziani invece sono impenetrabili: hanno perso la casa, i ricordi e ogni speranza di futuro.

I pi? fortunati sono coloro che hanno una casa con giardino, i muri delle abitazioni sono lesionate ma all?esterno, dentro il recinto con un gazebo si pu? proiettare la propria vita e stare vicini alle proprie cose.

Anche avere una autovettura illesa ? oggi una fortuna, rappresenta un posto sicuro dove trascorrere la notte.

Nessuno ha il coraggio di rientrare in casa, le scosse si ripetono.

Si parte da Orvieto alle 5.00 della mattina e a Terni si aggiunge una delegazione della provincia  e cos? la colonna si muove per Paganica.

Il campo ? in fermento e all?ora di pranzo c?? il sole, fa caldo, le montagne tutte intorno innevate, la struttura della provincia di Terni ? montata solo in parte, solo nella struttura metallica. I volontari scherzano, c?? qualche sorriso, si mangia alla cucina gestita dalla Protezione Civile di Orvieto. Il cuoco ? Alfio e in cucina ad aiutarlo c?? Anna. Sono l? da quel luned? 6 di aprile, sono stanchi ma felici di esserci.

Mi guardo intorno, giro tra le tende ed ? facile incontrare un volto segnato dal tempo, quei visi di gente di montagna, abituata alla durezza di una terra che non fa sconti, dove tutta la vita ? stata un sacrificio. E? gente che non si lamenta, che non si dispera, che non fa trapelare il proprio dolore.

La dignit? e la forza della gente d?Abruzzo.

Arriva il pomeriggio e la tensostruttura prende forma: ? bella, grande, spaziosa, sar? accogliente per far mangiare molte persone.

Cala il sole, comincia a far freddo. Mancano ancora molte cose nei campi dei terremotati. Non ci sono stufe e la notte la temperatura scende anche sotto allo zero.

La gente si organizza per la sera. Non chiedono nulla, non si lamentano. Passano davanti alla grande tenda bianca della Provincia di Terni e chiedono se sia una chiesa.

Il cibo non manca ma qui il percorso sar? lungo e i volontari con maggiore esperienza sanno che tutto va organizzato per mantenere nei lunghi tempi sempre la stessa capacit? di tenuta.

La vita continua, la prospettiva sar? lunga ma qui nessuno pensa al futuro in questi momenti.

Il campo e i volontari si preparano per la cena.

E? ora di ripartire e si lasciano gli amici con abbracci lunghi e pieni di riconoscenza.

Si riparte per Orvieto ma in programma c?? una sosta a San Marco, piccola frazione poco dopo L?Aquila verso Rieti.

Qui troviamo un piccolo campo con 300 persone, tutti gli abitanti della frazione, e una amica orvietana che abita l? dagli anni 80. Le case non hanno subito grandi danni ma la gente non pu? rientrare. Le scosse si ripetono e devono essere eseguiti i controlli di agibilit?.

Il campo ? piccolo e le tante tende blu sono state ben allineate ma manca qualsiasi servizio. Sta piovendo e gli abitanti sono costretti a mangiare sotto la pioggia con qualche ombrello e un telone improvvisato.

Ed ? qui che i nostri volontari danno il loro meglio  dopo una giornata di lavoro, di fatica ed emozioni. In poco tempo si organizzano, chiamano gli amici lasciati al campo di Paganica, si fanno raggiungere e montano una lunga tenda bianca che potr? accogliere gli abitanti per i pasti e per la vita comune.

Gli abitanti di San Marco sono stupendi. Si autogestiscono, fanno riunioni, si dividono i compiti, si organizzano il lavoro e sono gentili e generosi.

Ci fanno mangiare una meravigliosa pasta e fagioli e degli arrosticini superlativi.

Parlo con alcuni di loro. Temono il dopo, la ricostruzione. Mi dicono ?dobbiamo fare come in Umbria, dobbiamo ricostruire noi le nostre citt? e non permettere a nessuno di speculare su questa disgrazia?.

Lasciarli ci riempie a tutti di tristezza e loro sono commossi e riconoscenti per questa azione della nostra Protezione Civile di Orvieto.

Oggi, luned? di Pasqua, ? partita dall?Umbria una colonna mobile con 100 volontari di cui 9 orvietani per dare il cambio a chi ? in Abruzzo da una settimana.

Questa ? la parte migliore del nostro Paese, quella incredibile che emerge nelle difficolt?.

La solidariet? italiana di cui siamo fieri.

Pubblicato il: 14/04/2009

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