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NOTIZIE CORSIVI

I pentolari

Nello Riscaldati

Mi ricordo che, da assistente universitario, per essere in Facolt? alla Sapienza alle 8,30 e dare inizio alle lezioni o ai seminari alle 9, dovevo alzarmi alle 5,15, prendere l?auto di Orfeo Satolli a Piazza, quindi la Funicolare o le Piagge e poi il treno, mi pare, delle 6,18.

Da studente di medicina il treno da prendere era quello delle 5,31 per trovare un posto a sedere nell?aula di chimica alle 7,30. Bisognava dunque alzarsi alle 4,30.

Dopo diverse smacchiate da parte della Funicolare la stazione si riempiva degli effettivi di un reggimento, sette-ottocento persone qualche mattina forse mille, tra studenti, operai, impiegati e professionisti, tutti insieme, appassionatamente, che aspettavamo, trepidanti e battendo i piedi per il freddo, la ?tradotta? che ci avrebbe condotti ai vari fronti.

Il comandante era Sollasi, inarrivabile nel trasformare tutta quella ?bagarre? quasi in un divertimento.

Poi il campanello della Stazione che avvisava il treno in arrivo e via la fuga e l?attraversamento dei binari, come se arrivassero i tedeschi per un rastrellamento. Ma in realt? era per fare prima e piazzarsi all?altezza giusta dove si sarebbe fermato il vagone giusto.

Poi ecco il treno che sbuca dalla curva nord, lo stridio della frenata, l?apertura degli sportelli, una voce neutra che scandisce ?Orvieto,?stazione di Orvieto?, e poi l?assalto alla diligenza.

E? da dire che il treno delle 6,18 era il meno peggio. Appena salivi il tanfo dei calzini dei dormienti ti prendeva alla gola e qualcuno impallidiva e si colorava di giallo. Poi qualche veterano ci diceva che dopo qualche minuto ci si fa l?abitudine e non si sente pi? niente.

Per? ogni tanto dalla massa ecco emanare qualche ?odore? di rinforzo che, per quanto tu scruti,  non si riesce a capire chi l?abbia fatto perch? stanno tutti seri e zitti.

Nel corridoio si sta cosi stretti che si avverte l?anatomia di almeno due corpi incollati addosso al tuo. Uomini o donne gli uni contro le altre, ma nessuno ha niente da protestare. Qualcuno si addormenta sulla spalla del vicino.

Il treno delle 5,31, destinazione Napoli era peggio, molto peggio. I primi a salire esclamavano ?che puzza?, ?che colera?, ?che peste?, ed altre impressioni del genere. Nel corridoio inciampavi in scarpe, calzini, bottiglie e avanzi di generi alimentari. I napoletani dormivano e parlavano e cantavano dormendo, ma a voce cos? alta, pure stando seduti nello stesso scompartimento in 10-12, come se uno fosse stato in cima e l?altro sotto ad un alto poggio.

Il cesso era proprio un cesso. Difficilissimo farla dentro e dunque vi risparmio la descrizione. Ma ricordo il racconto di un impiegato del Ministero delle Finanze che, con i pantaloni mezzo calati, e la tazza costellata di bersagli mancati, avendo somma urgenza e volendo farla tenendosi a mezza altezza, proprio nel momento dell?impegno, il treno imbocc? una serie di scambi ed il tapino cadde a sedere sulla descritta tazza.

La sua non fu una bella giornata, gli amici fecero una colletta per fargli acquistare un paio di pantaloni usati, ma puliti, da un rigattiere presso la stazione Termini.

Vicende dei pendolari del secolo scorso. Io non ricordo chi coni? e quando fu coniato questo vocabolo, ma ricordo di aver visto e letto, all?epoca, su ?Paese Sera? un foto con sotto scritto ?Ore otto, arrivo dei ?pentolari? dalla provincia?.

Forse quella ?t? fu un errore, forse no, anche perch? i venditori di pentole itineranti con un Apetto, all?epoca esistevano davvero. Ma i pendolari si offesero poi, gira gira, il ragionamento collettivo giunse alla conclusione che forse il giornale si riferiva alla pentola che amorevolmente attendeva la sera il pendolare a casa e dove bolliva qualcosa, (perch? qualcosa bolle sempre in pentola) che la moglie stava preparando, con amorevole cura per il marito affamato.

Scherzi a parte oggi il problema si ? ingigantito. I pendolari sono diventati una brigata che per? non ? un?allegra brigata.

Pubblicato il: 30/03/2009

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