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Un?altra innocente storiella, stavolta di soli seicentosettantun anni fa

cerco guai

La scorsa settimana vi ho propinato un pezzo della storia della Orvieto etrusca, notando, anche con l?aiuto di qualche commentatore che ringrazio, analogie e differenze con l?attuale situazione politica locale.

Stavolta non potevo esimermi dal raccontarvi qualcosa di medievale, confidando che, se la storia mondiale davvero non dovesse riuscire a insegnarci nulla, magari qualche episodio di quella locale potrebbe almeno provocarci una piccola riflessione.

Sorvoler?, per?, sugli antefatti, ovvero sui conflitti tra orvietani guelfi e orvietani ghibellini, che dovrebbero essere abbastanza familiari a tutti, non fosse altro per il sublime trattamento ricevuto da Dante nella Divina Commedia. Per i pi? smemorati suggeriamo un passaggetto a testa in su lungo Via della Costituente, angolo Corso Cavour.

Mi limiter? a ricordare che nel 1313 i guelfi Monaldeschi sconfissero i ghibellini Filippeschi e distrussero le loro torri.

E se questo episodio lo troviamo in tutte le pubblicazioni, in tutti i siti e in tutte le guide in cui si parla della storia di Orvieto, ? forse un po? meno conosciuta la vicenda che interess? i nobili vincitori, che, animati da quella sanissima faziosit? urbevetana che ancora oggi ci pervade e ci inebria, videro bene di non reggere pi? di un quarto di secolo senza lotte intestine. 

Ve ne faccio parlare da Daniel Waley, con le parole tratte dal suo celeberrimo libro ?Orvieto medievale?:

?Alla morte di Manno (1337) i Monaldeschi si divisero in quattro rami [del cervo, del cane, della vipera, e dell?aquila, ndr]. [?] Gli eventi senza senso degli anni seguenti ricalcano il semplice, monotono modello e cio? che nessun singolo partito fu sufficientemente forte da predominare, cosicch? ciascuno, a turno, veniva abbattuto dall?alleanza dei nemici interni ed esterni. [?] Vennero fatti tentativi di esiliare gli esponenti di tutti i partiti e l?esito di uno di questi tentativi nel 1338, ? probabilmente tipica [lo so che ci vorrebbe ?tipico?, ma cos? ? nel testo originale e cos? ve lo rivendo, ndr]: dopo che tutti i capi avevano lasciato la citt?, una fazione non mantenne fede alla parola data e ritorn?. Da ci? derivarono, secondo la leggenda i Malcorini o ?fedifraghi?, mentre i partiti rimasti fuori della citt? ?ingannati? divennero i Beffati?.

Questo che Waley d? come epilogo, una certa tradizione, suffragata anche da qualche documentazione storica, ce lo propina come inizio di un lungo assedio da parte dei Beffati, poi detti anche Muffati, che avrebbero accerchiato Orvieto per costringere i Malcorini a capitolare.

Sempre secondo la tradizione il Comune di Orvieto avrebbe deliberato di portare con particolare solennit? l?immagine della Madonna dalla chiesa di Sant?Andrea fino al Duomo, nel pomeriggio del il 14 agosto 1338, proprio per implorare la liberazione della citt? da un lungo isolamento che rischiava di lasciarla senza viveri.

Chiss? se anche grazie all?intervento celeste, l?assedio fin?, sebbene i documenti ci dicano che i Beffati furono riammessi in citt? solo nel 1345.

Stavolta concludo non con una morale ma con una domanda: avete mai pensato a cosa sarebbe successo se i Filippeschi, invece di disperdesi nei mille rivoli delle loro propriet? e parentele fuori Orvieto, si fossero organizzati per vincere una volta tanto sui Monaldeschi, al potere da 25 anni e ormai dilaniati da quelle durissime lotte interne, seppur costretti a portare lo stesso cognome?

A voi, miei cari undici lettori, i commenti e i parallelismi.

Pubblicato il: 23/03/2009

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