Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Dedicato a tutti quelli che? forse forse recitano

cerco guai

Luned? scorso, prima di entrare alla riunione del consiglio di zona, dove Mocio ha lungamente dissertato sulla sua Orvieto sognata spacciandola per reale (tutto ruota sul fantomatico quanto ritardatario PUC e sulla svendita del pacchetto ex caserma - ex ospedale - palazzo dei sette - palazzo del capitano del popolo), un assessore mi ha detto: ?Ma che t?? successo? Non ti riconosco pi??!

E io: ?Ho messo su qualche chilo, ma, a parte trippa e guanciotte, sono sempre io?.

E lui: ?Ma no, volevo dire che sono diverse settimane che sei diventato buono, ti leggo e non dici pi? nulla dell?amministrazione. Come mai non ti interessi pi? della vita e della politica locale? Insomma. ? un po? che non ci tratti male?.

Non ho resistito, ho provato a contare fino a dieci, ma, verso il 2 e mezzo, m?? scappato: ?Ma non ci pensate gi? da soli??

L?aneddoto, conclusosi con un sorriso, mi ha per? fatto pensare a quanto sia facile diventare ?quello che??: e cos? a Orvieto c?? quello che dice sempre male dell?amministrazione, quello che ha a cuore solo l?ambiente, quello che dice bene per partito presto, quello che vuole il casello, e via discorrendo.

Ognuno, quindi, avrebbe il suo ruolo preciso, come nei racconti brevi, in cui non ci sono personaggi, ma solo caratteri: il buono, il cattivo, il perfido, l?avido?

Tutti stereotipati e senza spessore, senza la dignit? di un essere umano complesso e magari contraddittorio, senza sfumature, senza la minima profondit?.

Oltre che la struttura narrativa, infatti, uno degli elementi che differenziano il racconto (anche lungo) dal romanzo (anche breve) sono proprio i protagonisti: caratteri nelle fiabe e nei racconti, personaggi nei romanzi.

Ma da quel luned? un dubbio mi attanaglia: la politica locale ? un romanzo o un racconto?

Ci sono personaggi o solo caratteri? Personaggi che giocano a fare i caratteri o caratteri che vorrebbero ergersi alla dignit? di personaggi?

E mi sono venuti in mente tanti rimandi a tante opere celebri, dal gattopardiano duo Mocio-Lorenzetti del ?bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla?, alla dantesca Loriana Stella del ?nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura?, al manzoniano Trappolino del ?questo matrimonio non s?ha da fare?.

Nel turbinio del nuovo a tutti i costi purch? con vecchi metodi e/o vecchi nomi, in cui l?innominato si ritrova di colpo nelle mille e una notte, in cui Conticelli diventa un novello Cambronne, la mia piccola mente si perde, guarda altrove e forse sogna.

E vede un certo signore dal nome d?ortaggio che recita il vecchio ?mamma, mamma, Peppe me tocca; tocchime Peppe che mamma nun c???, mentre poco distante, una folla che invoca, come manna dal cielo, un imprenditore o un comunicatore, quando si vede presentare un pensionato che ? (stato) tutte e due le cose non ci pensa su un attimo e inizia a gridare ?dagli all?untore?.

Leoni rochi che ruggiscono dal telefono, spiriti liberi del ?s?i? fosse fuoco, arderei ?l mondo?, donne che rinnegano una donna perch? questa rinnega un?altra donna, partiti muti, forse perch? ?si sta come / d?autunno / sugli alberi / le foglie? o perch? ?siediti sulla riva del fiume, e vedrai il cadavere del tuo nemico passare? o, pi? semplicemente e meno aulicamente, perch? ?finch? la barca va, lasciala andare?, basta che non fa la fine di quella dei Malavoglia.

E ancora retori di professione dire al popolo: ?Se non hanno pane, che mangino brioches!?, e altri che si chiedono ?Carneade! Chi era costui??, passeri solitari e venditori di almanacchi, sognatori che vedono ?qualcosa di nuovo oggi nel sole? e riunioni diurne e notturne perch? ?Gallia est omnis divisa in partes tres?, strascichi, seguiti, cortei, corti dei miracoli, matres dolorosae, nuovi partiti-minestrone, promesse di nuovi carrozzoni e rabberciamenti di quelli gi? esistenti, nuovi paesi dei balocchi e matrimoni in pompa magna coi fichi secchi andati a male?

E il dubbio iniziale si amplia e si trasforma: e se non fosse n? un romanzo n? un racconto? E se fosse, magari, teatro? Ma se di tetro si dovesse trattare, sarebbe una commedia o una tragedia? Una farsa da quattro soldi o un aulico melodramma per orecchie esperte e vaccinate a tali gorgheggi?

E io, spettatore di questo spettacolo che non so classificare, io che sto diventando calvo ma non per questo cantante, mi siedo, lento, tra Vladimiro ed Estragone, mangio banane e aspetto Godot. 

Pubblicato il: 08/03/2009

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