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Se ogni promessa ? debito, ogni cultura ? cultura?

cerco guai

La scorsa settimana la mia rubrica ha battuto ogni record di commenti, a dimostrazione che Sanremo fa audience anche in versione semiseria e locale.

In uno dei tanti ?post? (fa fico chiamarli cos?, come chiamare ?flyers? i cari, vecchi, banali e proletari volantini) si diceva di come troppo spesso i testi delle canzoni o le trame dei film assumano valore formativo agli occhi e alle orecchie di un pubblico gi? di per s? mitragliato di messaggi cos? rapidi e chiassosi da non riuscire ad essere metabolizzati correttamente.  

Nel mio contropost (mi si passi il neologismo) ho promesso di parlare di questa sorta di sottocultura di massa, anche se in senso lato.

Perci?, eccomi qua, a mantenere le mie promesse e ad osservare quanto sbagliato sia prendere i testi delle canzonette o le trame dei film da cassetta come paradigma esaustivo dell?esistenza.

Nulla di pi? falso e superato, infatti -almeno fino a nuove sorprendenti teorie spesso svincolate da qualsivoglia dimostrazione scientifica- dell?equazione proposta dal brano di Povia, ovvero ?madre iperprotettiva + padre assente = figlio gay?, ammesso e non concesso che il suo Luca sia stato gay davvero.

Di sicuro chi sorbisce un testo sanremese come summa della ricerca medica e psicologica sbaglia, ma ? anche vero che una canzonetta, specie se orecchiabile e pompata, pu? far penetrare, per osmosi, qualche concetto, giusto o errato che sia, che non pu? che essere approssimativo. Basta vedere, per esempio, chi si ferma alla seconda strofa di ?Teorema? di Marco Ferradini, o di chi avalla l?amore libero e la cornificazione gagliarda e spensierata di ?Bocca di Rosa?, dove le donne tradite sono assimilate a cagnette private del loro osso.

La formazione della sottocultura imperante, per?, percorre vie sconosciute anche alle canzonette e al battage mediatico, svicolando tra luoghi comuni e pigrizia mentale, lungo percorsi non battuti n? dai patiti di musica leggera n? da quelli di film e telefilm.

Ci sono infatti dei concetti che stampa, radio e televisione fanno passare del tutto correttamente, senza per? sortire un vero effetto di progresso culturale.

Un esempio sono le teorie dell?evoluzione.

Ci riflettevo giorni fa, dato che quest?anno ricorre il bicentenario della nascita di Charles Darwin, e, per pura coincidenza, ricorrono anche i centocinquant?anni della pubblicazione della sua opera pi? famosa: ?L?origine della specie?.

La cosa che pi? colpisce ? non tanto come esistano al mondo ancora zoccoli duri di creazionisti che basano la loro fede sull?intervento diretto divino e dimostrano l?infondatezza di ogni teoria evoluzionistica appellandosi al famoso ?anello mancante?, quanto il tipo di nozione evoluzionistica che dilaga e imperversa in questa sorta di brodaglia della ?sottocultura di massa? (non voglio fare lo snob, ? solo che mi mancano i termini esatti per classificare questa realt?).

Sebbene l?informazione che passa dai media sia corretta, c?? una buona fetta di persone che crede fermamente nell?evoluzionismo, ma nella versione di Lamarck, ovvero ?le giraffe hanno il collo lungo a furia di stirarsi per raggiungere i rami alti?, come dire che i figli dei pugili nascono gi? col setto nasale rotto.

Sar? la semplificazione favolistica di una specie che si evolve mentre siamo abituati a considerare i figli sempre uguali ai genitori e tutti i fratelli con pari possibilit? di sopravvivenza? Sar? questa voglia di riconoscere a tutti gli individui pari dignit?? Boh! Sta di fatto che, provare per credere, sono in molti ad avallare la falsissima ?ereditariet? dei caratteri acquisiti?. Alla faccia dell?alfabetizzazione scientifica.

Un?altra concezione miracolistica, molto diffusa anche dalle nostre parti, Pasteur o non Pasteur, ? la generazione e la degenerazione spontanea. Fateci caso, dietro al ?metti la carne in frigo senn? va a male? e al pi? colorito ?copre la ciccia sinn? te ce cacono le moscone? c??, pi? o meno latente, pi? o meno dichiarato, il concetto secondo cui la carne degenera per proprio conto e gli escrementi di mosche e mosconi insozzino gli alimenti a tal punto da far ?germogliare? spontaneamente bacarozzi e parassiti vari. Peccato che i batteri non si vedano e che le ?cacate? dei mosconi non siano altro che uova. Ma divertitevi, fate un giro di domande, magari alle persone in fila dal macellaio, fingendovi un po? ebeti e sprovveduti e chiedete come mai la carne va a male. Vedrete che sorpresa.

Provate anche, se vi va di risultare particolarmente antipatici, con cose pi? antiche e sedimentate, come la teoria della gravit? di Galilei, o con argomenti altrettanto assodati come la deriva dei continenti, e scoprirete come si possa vivere tranquillamente non solo senza una sana cultura scientifica, ma anche riuscendo a rimuovere e a trasformare quelle poche nozioni che ci hanno dato alla scuola dell?obbligo.

Eppure siamo tutti esperti tecnologi. Bah, come siamo strani noi umani. Manco se discendessimo dalle scimmie!

Pubblicato il: 02/03/2009

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