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Il Partito Democratico non ha fallito. Il cambiamento si ottiene con le regole

Fauso Vergari

L?analisi che fa Giuliano Santelli ? per certi versi condivisibile: credo anch?io che l?opposizione nei confronti del governo sia stata in alcuni casi troppo timida, un po? incerta e forse anche troppo ripetitiva. Dire sempre che la gente non arriva alla fine del mese di qualsiasi cosa si parli, non convince pi? nessuno (anche se ? vero) anche perch? questo accadeva anche un anno fa e al governo c?era Prodi. E? stato pi? incisivo il Presidente Napolitano che  al momento opportuno ha saputo dare degli Stop decisivi, rimarcando i tentativi del Governo di scavalcare la Costituzione.

C?? una cosa per? che non ? condivisibile e cio? considerare un errore aver voluto svincolare il Partito Democratico, da una sinistra rissosa, inconcludente, priva di idee costruttive e soprattutto di quella cultura di governo di cui questo paese ha assolutamente bisogno. E la dimostrazione che non ? stato un errore sta nel fatto che dopo le elezioni politiche che l?hanno vista naufragare tragicamente, non ha saputo ricostruire nulla, ? rimasta divisa in mille rivoli di cui non si ricorda pi? nemmeno il nome e non solo non riesce a ritrovare una linea politica comune, ma anzi continua a dividersi. Lo dico con rammarico perch? credo che una forza politica di sinistra in grado di ottenere percentuali dell?ordine del 10% servirebbe sia per contrapporsi in maniera decisa allo strapotere del centro-destra sia per bilanciare certe tendenze troppo centriste e clericali che sono presenti nel PD e che sono una zavorra per la politica laica e riformista che dovrebbe fare. N? si pu? pensare che questo ruolo possa svolgerlo l?IDV, che oggi raccoglie probabilmente molti voti della gente di sinistra, ma rimane un partito troppo legato alla ?persona? del suo fondatore. Oltre tutto non ha una linea politica chiara n? un progetto di governo, vive solo sulla contrapposizione con Berlusconi.

Sul cambiamento, parola magica che tutti usano, ma che pochi tentano di concretizzare, dico che Veltroni lo voleva realizzare sul serio e forse proprio per questo ha dovuto dimettersi. Le sconfitte elettorali sono state un pretesto: era impossibile vincere le elezioni politiche un anno fa come era impossibile vincere in Abruzzo dopo le note vicende giudiziarie e era molto difficile anche in Sardegna, dove si ? ripresentato un Governatore (sicuramente onesto e capace), che non aveva pi? la maggioranza. Il cambiamento non ? una questione di facce o una questione anagrafica, ? una questione di metodi, di regole che debbono essere rispettate. Il PD si ? dato buone regole (vedere lo statuto): elezioni primarie per individuare i candidati per le cariche amministrative di vertice e per le cariche all?interno del partito, alcune incompatibilit?, limite di due mandati per le cariche elettive. E sono queste regole che fanno la differenza con gli altri partiti, queste regole sono uno dei principali valori del Partito Democratico. Guai a tornare indietro: allora si che il PD morirebbe per consunzione come stava accadendo ai DS e alla Margherita.   E? chi non vuole queste regole che deve farsi da parte. 

Allora Caro Dante quando tu dici ?tutti a casa anche a livello locale?, pensando credo ai pi? anziani, Io dico, ma poi chi resta? I ?Giovani hanno dimostrato tanta buona volont?, e alcuni sono sicuramente di valore, ma hanno bisogno di ?crescere? e fare esperienza accanto agli anziani. Una classe dirigente non si improvvisa, non bastano entusiasmo e buona volont? e non ? neanche detto che il fatto di essere giovani e nuovi significa essere automaticamente disinteressati, onesti e capaci.

Allora, credo che anche a livello locale se sapremo applicare le regole che il PD si ? dato, il ?cambiamento? sar? automatico e non produrr? n? spaccature n? traumi particolari perch? verr? in maniera ?democratica? e quindi pi? digeribile.

Per il resto, calma, il fatto che dopo alcune sconfitte il segretario del Partito si dimette (anche se ? un peccato perch? ? un uomo di valore e le sue dimissioni lo dimostrano) ? segno che il ?cambiamento? ? in atto. 

Pubblicato il: 20/02/2009

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