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Pensieri stantii sul Natale

cerco guai

In questa settimana non ho avuto molto tempo per pensare, preso tra un presepio forse un po? troppo grande (ma il ventesimo doveva pure essere ?da ricordare?), le polmoniti che sono andate di moda nella mia famiglia, e qualche graditissima intrusione televisiva di cui magari gi? sapete o saprete presto.

Perci?, vogliate perdonarmi se ricicler? dei vecchi pensieri, che mi frullano per la testa ogni anno in questo periodo, riaffiorando assieme alle decorazioni dell?albero fatte su con la carta di giornale nello scatolone della soffitta con la scritta ?palle & co?.

Il primo mi ammorba da quando stavo alla materna e disegnavo l?albero di Natale con poche palle e senza puntale, ma con una bella prolunga con tanto di spina inserita nella parete.

Fateci caso: fili, prolunghe, ammassi di triple, ciabatte, cavi volanti e accrocchi vari sono il vero condimento delle feste, molto pi? delle stesse luci o delle decorazioni.

E spesso non si fa nulla per nasconderle, sia perch? ?tanto si sa che ci sono?, sia perch? ?tanto non le nasconde nessuno?, sia ancora perch? ?chi me lo fa fare per venti giorni?.

Le nostre case, le nostre finestre, i nostri balconi e le nostre strade diventano cos? pi? incasinate del retrobancone di un bazar cinese, convinti come siamo che tutti guarderanno solo le luci accese in un buio pesto senza luna, senza badare troppo al ?dietro le quinte senza le quinte?, perch? tanto ci siamo abituati.

Il secondo pensiero, invece, risale all?8 dicembre di una ventina di anni fa, abbondanti.

Facevo le medie e approfittai del ponte dell?Immacolata per decorare la porta della bottega dei miei con un enorme pupazzo di neve spray con annessa carota disegnata coll?UniPosca.

Lo credereste? M?avrebbero attaccato ?l buzzico: tutti a dirmi che era presto per addobbare, che a Natale avrei dovuto rifare tutto, che m?eva magnato ?l cervello ?l gatto?

Ora, invece, devo rispondere spesso a telefonate di agenzie che vorrebbero organizzare visite al Presepe nel Pozzo nei fine settimana di novembre. E io, tignoso, apro sempre il 23 di dicembre (anche perch? senn?, con quell?umidit? dovrei buttare tutto e non vale la pena per quattro gatti presciolosi).

Gi?, perch? adesso il Natale comincia a met? ottobre. All?inizio dell?avvento siamo gi? pieni di brufoli da pandoro farcito, i primi di dicembre il presepio e l?albero fanno gi? bella mostra di s? e a Santa Lucia abbiamo gi? le scatole piene di Natale.

Poi, verso il venti, quando l?amico in Tanzania ci avverte che verr? a farci gli auguri, o ci siamo ricordati che abbiamo lasciato indietro il regalo di nonna, cominciamo a gironzolare per il corso o per centri commerciali alla ricerca dell?ultima strenna, stufi e arcistufi dei luccicori natalizi.

E la sera della vigilia, sazi come porci, sotto l?albero che ? gi? stato spolverato sette o otto volte e vicino ai pastorelli che reclamano la pensione, sbottiamo: ?Eeeehhhhh! Il Natale non ? pi? quello di una volta, non si sente pi?, non c?? pi? quello spirito di festa. Chiss? perch?, oh?.

E me cojoini! Se cominci a festeggi? Natale da appena vendemmia, a Natale non ne puoi proprio pi?. O no?

E concludo con il terzo ed ultimo pensiero, dato che pare che il 3 sia il numero perfetto.

Anche questo ? datato: avevo poco meno o poco pi? di cinque anni, quando, di ritorno dalla materna, dissi a mio padre: ?Babbo Natale siete voi genitori, me lo ha detto Suor Placidia all?asilo?.

Lui, schiacciato da una cos? autorevole fonte, dovette capitolare, ammettendo tutto.

Appena estorta la confessione, fu il mio turno di confessare e, candidamente, ammisi: ?Mica era vero che me l?aveva detto la suora, l?ho detto solo perch? senn? non mi avresti detto la verit??.

Oltre a riferire l?aneddoto per ribadire che ? da tanto tempo che per essere leale e per cercare un barlume di verit? ci rimetto (una cosa ? chiedere a Babbo Natale, fosse pure fasullo, un?altra ? andare insieme a scegliere il regalo), vorrei far notare ai pi? distratti come un bambino pu? arrivare autonomamente alla facilissima conclusione: era stata la miriade di domande, apparentemente scontate ma tremende, della serie ?Ma tu ci credi a Babbo Natale?? che aveva fatto scattare in me, prima un ?ma allora ci si pu? anche non credere? e poi un ?ma allora ? tutto finto?.

Quindi, aiutatemi a dare un barlume di utilit? sociale a questa rubrica, ed invitate anche voi a non far fare pi? ai bambini la stupidissima domanda ?Ma tu ci credi a Babbo Natale??.

Oh, non ? che qualcuno di voi lettori ancora ci credeva, vero?

Se fossi stato io a infrangere il vostro sogno, la vostra fideistica convinzione, vi prego, resettate!

Pubblicato il: 15/12/2008

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