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Lettera aperta alla mia ex insegnate di Francese

cerco guai

Carissima Direttora Laura Ricci,

lo so che per tanta gente OrvietoS? e OrvietoNews dovrebbero essere solo agguerriti concorrenti, ma sappiamo bene che nel web non ? cos?, e il fatto che Dante Freddi pubblichi questa lettera ne ? un esempio.

Volevo scriverle tempo fa, quando, dal suo giornale, un suo ex alunno fece degli apprezzamenti sull?inutilit? del Francese e su quella sua caparbia determinazione che non le faceva saltare una lezione manco quando i suoi colpi di tosse rimbombavano in aula e lei si copriva la bocca col dorso della mano (era il tormentone dell?imitazione che le facevamo sia io che Alessandro).

Le scrivo ora, con un po? di nostalgia per quella sperimentazione del tempo prolungato di oltre venti anni fa, dove noi, i ragazzi del ?73, studiavamo la seconda lingua straniera e partecipavamo ai laboratori interdisciplinari.

Devo riconoscerlo, ? anche per colpa sua, e dei poeti maledetti che tante adolescenze hanno popolato, se ho scelto Francese allo scientifico, portandolo addirittura alla maturit?, quando ripetevo in quella strana lingua anche le dimostrazioni di fisica. Ero arrivato a pensare in Francese.

Sapevo bene che l?Inglese sarebbe stato pi? utile, tanto che quel poco che so me lo sono poi dovuto studiare e approfondire da solo, ma non sa quanto le sue lezioni e quelle della professoressa Angeli (la sua collega al Majorana) mi facciano comodo in questi anni, da quando i Francesi hanno scoperto che l?Italia non finisce con la Toscana. E lo sappiamo bene tutti e due che i nostri cugini d?oltralpe sono un po? allergici all?Inglese e francesizzano ogni pronuncia.

In ogni modo, non ? certo per questo che mi sono deciso a scriverle, n? per la sua passione per la poesia (si ricorda che pubblic? la sua prima raccolta proprio mentre arricchiva il nostro libro di testo con le fotocopie della sua amata Methode Orange?), ma per commentare la sua presenza al forum sul turismo delle scorsa settimana.

Volevo infatti farle i complimenti per la superba sintesi dell?incontro pubblicata sul suo giornale e per il suo rapido intervento finale, secco, deciso, ermetico, e cos? preciso da far raggelare gli animi delle numerose autorit? presenti molto pi? di tante piccole e medie sassate lanciate da noi che la avevamo preceduta.

Ha parlato del futuro, sfiorando l?incubo della colonizzazione da parte di chi, vincendo l?appalto per l?ex Piave, l?ex ospedale e tutto il resto, nella pratica vincer? Orvieto e lo gestir? per un secolo o gi? di l?.

Parafrasando il suo intervento (mi corregga se sbaglio) ha detto che, chiunque sia, deve essere il bene accetto e bisogner? collaborare, mantenendo per? la capacit? della nostra comunit? locale di autodeterminarsi e di decidere il proprio futuro.

Insomma, se regalo deve essere, che sia almeno reciproco!

Perci? concludo, chiedendole: ma lei ci crede davvero che la nostra realt?, sia essa ?imprenditoriale? o di semplici cittadini, sapr? risvegliarsi a prendere in mano le redini di quel po? di dignit? che ci rimane, o, come noi che abbiamo promosso il forum, ci spera solo, non fosse altro perch? la speranza ? l?ultima a morire?

Ci si chiede spesso quale sia la reale vocazione di Orvieto. Forse nessuno la sa. Ma ci sono buone probabilit? che si possa individuare la vera vocazione di noi orvietani: siamo nati per essere dipendenti. Orario fisso, congedi per malattia, ferie pagate. Quando si esce dal posto di lavoro si stacca anche col cervello. E tanto tempo libero per i propri passatempi. Allora ben vanga Civita o chi per lei, a dirci come dobbiamo vivere e cosa dobbiamo fare, perch? obbedire ? molto pi? semplice che decidere. Poi la sera, tutti al fresco a dire male delle stagioni e del mondo che non va.

Un caro saluto.

Pubblicato il: 01/12/2008

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