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Domande a ruota libera intorno -molto intorno- ad Umbria Jazz Winter

cerco guai

Che io sia un estremo incompetente di musica ? comprovato. E di jazz ancor di pi?.

Nonostante ci?, o forse proprio per questo, dopo aver letto la reprimenda che Patron Pagnotta ha fatto agli orvietani sulle pagine del mensile ?Tuttorvieto?, mi sono venute in mente parecchie domande. Non ? una risposta a Pagnotta, ma solo svolazzi della mia mente, come al solito.

Per alcuni di questi interrogativi ho delle risposte piuttosto definite, per altri giusto degli abbozzi, mentre per alcuni non saprei proprio che pesci prendere.

Pertanto, ecco a voi la raccolta delle domande, a cui vi invito a rispondere, magari a una o due a testa, non deve diventare un impegno!

Ah, se ogni tanto mi ci scappasse qualcuna retorica, fate i bravi, scartatela voi.

? giusto generalizzare dicendo che ?commercianti e albergatori, purtroppo, sono tutti uguali e attendono la manifestazione per battere cassa??

Che dire delle imprese (anche piccole) locali che investono alcune centinaia di euro (poca cosa per la manifestazione, non proprio poca per aziende minuscole) singolarmente per promuovere le proprie iniziative sul book di Umbria Jazz e contribuire in forma anche piccola all?evento?

Perch? quando ogni anno chiedo di far promozione al mio presepio pagando per apparire sul materiale promozionale di Umrbia Jazz Winter non mi sento un mecenate che elargisce oboli ma una persona che prova a fare un piccolo investimento in promozione per un evento che il caso ha voluto far essere contemporaneo alla kermesse del jazz?

Perch? non pensare ad altri micro-eventi che facciano da corollario e che, usufruendo dell?indotto della manifestazione, possano dare anche loro il loro minuscolo contributo?

? poi cos? giusto, per ditte individuali o imprese familiari, rinunciare a far festa per stare aperti dodici, se non diciotto ore al giorno?

Come si concilia tutto questo con la Citt? Slow in cui tutti sono riposati e vivono mettendo al primo posto tanti altri valori invece del solo guadagno?

Ma, d?altra parte, quanto spesso pensiamo che lo scopo principale di una impresa ? fornire beni e/o servizi per ottenere un profitto?

Se davvero c?? un motivo dietro il tremendo vizio di noi operatori economici della rupe di attendere passivamente gli eventi, quale ?? E da cosa dipende? Dal radon? Dall?abitudine ad avere una economia ?drogata? da caserme e duomo? Dalle promesse elettorali di qualche lustro fa che puntavano tutto e solo sulla politica degli eventi? Da una abitudine consolidata, e inasprita dalla crisi, che spinge a guardare al proprio orticello per paura che qualcun altro possa beneficiare, pi? o meno direttamente, dei nostri sforzi?

Se ? vero, come ? vero, e come dice Pagnotta che ?manca la mentalit? imprenditoriale? di cui si avverte un bisogno impellente, come mai alcuni stimoli positivi che stanno venendo fuori da parte della citt? non trovano un comune denominatore scevro da strumentalizzazioni politiche o politicastre?

Come mai, in diciassette anni, non c?? mai venuto in mente di guardarci intorno e di vedere come eventi del calibro di Umbria Jazz Winter e di Orvieto con Gusto siano gestiti da consorzi di imprenditori privati che si occupano di organizzare, allestire, promuovere, veicolare i flussi e far ricadere gli introiti sul territorio?

Quando Pagnotta dice ?C?? anche chi, tra gli albergatori, invece di darci una mano, non ci d? nemmeno una camera, tanto riescono comunque ad arrivare ad occuparle tutte?, perch? non chiedersi come mai questo avviene? Ci siamo messi nei panni di un albergatore per sapere come far convivere l?incentivo ad una manifestazione con la necessit? di non scontentare la propria clientela?

Sar? poi meglio riempire l?hotel di artisti e tecnici a prezzo ridotto e pagati a babbo morto o prendere cash le tariffe ?alta stagione? dai clienti che la manifestazione attira? E non si pu? trovare una via di mezzo?

? giusto, in un?ottica di offerta globale, che le migliori stanze siano riservate all?organizzazione della manifestazione e non restino posti di livello medio-alto per un pubblico medio-alto, se non proprio alto-alto, costretto ad arrangiarsi in semi-stamberghe, oppure a diversi chilometri dal centro storico?

Come mai i consorzi e le associazioni di categoria non sono mai riusciti a far passare il concetto che, se per gli artisti (che sono comunque lavoratori ben pagati) non si pu? proprio ipotizzare un hotel dello scalo, magari i tecnici e gli aggregati a vario titolo potrebbero fare anche a meno di un quattro stelle?

Ma davvero il problema del palazzo dei congressi che, come dice sempre Pagnotta, e come sappiamo anche noi, ?a Orvieto non funziona?, risiede solo nel fatto che ?non ci sono le strutture alberghiere?? Non dipender? anche da errori di gestione e dalla difficile convivenza col variopinto mercato del gioved? e del sabato?

Basterebbe il palazzo dei congressi che abbiamo a mantenere una grossa e qualificata struttura alberghiera? E ci piacerebbe davvero una situazione monopolistica?

Quando Pagnotta dice che ?nonostante tutto sono convinto che Orvieto sia all?altezza della manifestazione, altrimenti il Comune non avrebbe continuato a spendere soldi per mantenerla?, sappiamo davvero quali molle spingano l?amministrazione a investire cos? tanto in questo evento?

Basta l?indotto economico apportato o ? pi? forte il timore di far sparire anche l?unico investimento in campo turistico degno di essere tale?

Quali altri interessi, poi, oltre quelli di commercianti e albergatori, si addensano attorno a Umbria Jazz Winter? Ditte di servizi, strutture che ospitano a vario titolo e con varie agevolazioni i concerti, noleggiatori di tensostrutture e apparecchiature, societ? di ricerca di sponsor e tutto il codazzo che un evento del genere si porta dietro non sono forse importanti e degni di considerazione come l?indotto di ristoranti e hotel?

Siamo davvero sicuri che, dietro questa strenua difesa di Umbria Jazz Winter (di cui beneficiamo in molti) da parte del Comune, non ci sia, in fondo, un po? di orgoglio di chi teme uno scippo perch? ? convinto, nel conscio o nel subconscio, che se Pagnotta avesse solo lontanamente immaginato, diciassette anni fa, che la versione ?al freddo? dal suo festival potesse ricevere tanto successo, col cavolo che l?avrebbe fatta fuori Perugia?

Si potrebbe discutere insieme di come Umbria Jazz potrebbe essere non solo mero attrattore di folla che spende, ma un momento fortemente funzionale ad Orvieto, ai suoi prodotti, ai suoi beni culturali e al suo territorio, invece che rimproverare solo di come gli orvietani non siano funzionali ad Umbria Jazz?

Si ricordano gli organizzatori che, quando i commercianti si autotassarono per pagare la street band ed io, data la poca densit? di operatori della mia via, proposi di versare da solo dieci quote in cambio di almeno un passaggio nel primo tratto della Cava (allora completamente tagliata fuori dal circuito) mi si rispose che ?i musicisti in discesa non ci vanno??

Basta davvero osservare che ?alla fine, ? andata bene tutti gli anni. Sar? cosi anche per questa edizione?, della serie ?comunque vada sar? un successo?, o sarebbe il caso di mettersi seriamente intorno a un tavolo per non arrivare sempre a novembre con gli sponsor che mancano e l?immancabile Pagnotta che dice male della cosiddetta imprenditoria orvietana?

E finisco qui, per questioni di noia e di spazio, osservando che, forse, la domanda che varrebbe davvero la pena porsi ?: come ? Orvieto al di fuori di Umbria Jazz Winter, ovvero per i restanti 360 giorni dell?anno?

 

Pubblicato il: 27/11/2008

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