Bagdad...seconda puntata
Fausto Cerulli
Poi accadde che all’improvviso quel giudice non voleva pi? parlare di quell’argomento, e mi evitava per evitare che gli chiedessi altri particolari. Riuscii a sapere che nella “ frazione ternana”
del Grande Cannone erano risultati coinvolti tre personaggi, di cui uno italiano e gli altri due di nazionalit? araba o roba del genere; erano tutte persone dei cosiddetti servizi che non si sa bene a che servono.
L’italiano imputato aveva patteggiato la pena, i due stranieri erano stati condannati in primo grado ed ora erano sotto schiaffo alla Corte di Appello di Perugia. Ed il processo dovrebbe essere in corso, dico dovrebbe perch? trattandosi di servizi segreti anche i processi che li riguardano hanno
da restare segreti. Ho scritto al Presidente del Tribunale di Terni, chiedendo di poter visionare la sentenza del patteggiatore, spiegando che ero interessato a leggerla perch? a quel tempo collaboravo con un giornale nazionale. Il Presidente, preso atto del mio interesse, stabil? che non era un interesse che lo interessasse, e respinse la mia richiesta. Vorrei far presente che una sentenza emessa in nome
del popolo italiano appartiene al popolo italiano, e che chiunque di questo popolo ha diritto di leggere la sentenza scritta anche in suo nome, se non altro per vedere che cosa ? stato scritto in suo nome. Feci questa obiezione al Presidente, e lui rispose che in astratto potevo anche aver ragione, ma lui aveva il potere: e contro il potere la ragione non vale.
A questo punto un altro avrebbe detto sti cazzi, chi me lo fa fare, ma io sono cocciuto. Mi sono messo a fare il topo di computer ed ho trovato altre notizie sull’asse Terni- Bagdad. Ho scoperto
cos? che nella vicenda era impicciata la Soc. Fucine di Terni, che aveva costruito la parte tubica
dei tubi e gli amministratori della Fucine dicevano che loro pensavano che fossero tubi da oleodotto, e che del supercannone nessuno gli aveva detto niente. Il p.m., per non sbagliare, fece
fare una perizia ad un tecnico di Parma, il quale scrisse che tra un pezzo di cannone e un pezzo
di oleodotto c’? la differenza che divide il membro virile dalle quarant’ore: e che alla Soc. Fucine sapevano quello che facevano, un bel cannone. Cos? furono iscritti nel registro degli indagati
l’Amm.re della Fucine, due funzionari dell’ambasciata irachena a Roma A.K. Azawi e Mohamed Shaker,.ed un tecnico di Brescia, Aldo Savagnago. Da questi indagati non fu difficile risalire a due
big inglesi, Christopher Cowley e John Heath. Il primo era il progettista del supercannone, il secondo faceva il piazzista di supercannoni e di bandierine irachene: ma le indagini su di loro
furono interrotte perch? su di loro aveva gi? indagato la Cia la Dia il Kgb.
I nostri servizi no, non avevano indagato; i nostri servizi, si sa, non indagano, depistano.
A questo punto ogni dubbio era fugato, il supercannone era un supercannone, il destinatario
era il regime di quel mostro di Saddam che all’epoca non era un mostro, anche perch? faceva
la guerra all’Iran per conto degli Usa. E dunque la vicenda poteva considerarsi chiara, anche
se sporca, e tutto sembrava pronto per un processo che avrebbe fatto scalpore.
Poi accadde che si uccise Castellari e nessuno credeva che si fosse ucciso. E Castellari, guarda
caso e guarda morto, era Direttore delle Partecipazioni Statali e all’epoca in cui la soc. Fucine faceva il supercannone. E nella sua casa a Sacrofano furono trovati documenti relativi proprio
al supercannone e ad altre armi pronte per andare nell’arsenale di Saddam. Quelle carte finirono
a Roma, nelle mani della Procura che indagava sulla morte di Castellari. E finirono per perdersi
nel porto delle nebbie.
Qualche giornale accost? il nome di Castellari alla vicenda di Terni. E per il grande processo
cominci? l’inizio della fine. Alla prossima puntata la spiegazione di come un suicidio importante possa ammazzare un processo.
Pubblicato il: 27/12/2002