Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Or-concedo ed Or-vieto

Cerco guai

La vita si sa, ? una continua alternanza: c?? chi scende e c?? chi sale, chi d? e c?? chi toglie, tutto per ricordarci che il mondo altro non ? che un continuo cava e metti (ogni riferimento ai dissuasori in corrispondenza dei varchi elettronici ? puramente casuale).

E anche a Orvieto c?? chi concede e chi proibisce, almeno in apparenza.

Tra quelli che concedono tiene testa Loriana Stella, che CONCEDE la sua disponibilit? ad essere eletta sindaco/ca/chessa, proprio mentre Marino Capoccia CONCEDE di raddoppiare il suo incarico unitamente a quello di Stefano Mocio, cos? come i vari partitini di sinistra, che hanno detto peste e corna del PD, ora CONCEDONO di farsi trainare dal carro dei vincitori, CONCEDENDOSI pure di rispolverare la parola ?coalizione?.

Sono in molti, in questo periodo, a voler CONCEDERE la propria candidatura ad amministratore. Chiss? se ad attrarli ? pi? il voler assistere in prima fila alla colonizzazione di Orvieto da parte del Gruppo Civita o il voler essere testimoni del tracollo dei prodotti finanziari derivati, unanimemente previsto non oltre il 2012?

Chi vivr? vedr?. Nel frattempo mi vorrei occupare dell?altra met? del cielo, ovvero di chi VIETA, o meglio, di cosa si VIETA, riferendomi alla querelle su street bar e musica dal vivo.

Per farlo utilizzer? il metodo delle pillole di riflessioni strampalate, da somministrare a piccole dosi, come al solito, ma giusto per non annoiare troppo.

Per la settimana prossima prometto di essere pi? breve.

 

Regole e divieti:

Non si contano le levate di scudo, soprattutto mediatiche, che hanno seguito le voci di corridoio secondo cui non si potr? pi? fare musica dal vivo nel centro storico di Orvieto.

Abbiamo visto i giovani del PD scagliarsi contro i vecchi del PD, forse dopo aver vagliato che erano pi? i voti delle band giovanili che quelli persi facendo vedere un partito schizofrenico (ma io non mi intendo di politica, quindi le motivazioni saranno state di sicuro pi? nobili).

Abbiamo visto i clienti difendere i gestori dei locali e scagliarsi contro gli abitanti fautori di una citt? morta e non dotati di doppi vetri alle finestre (e magari anche di condizionatore, cos? da poter chiudere le finestre d?estate).

Abbiamo visto gli abitanti del centro del centro storico difendere le loro ore di sonno, scagliandosi contro clienti e gestori rumorosi e poco rispettosi.

E sotto, paure, intrighi e sospetti, come il sospetto di alcuni che si volesse far fare musica solo a chi e dove si vuole, in aree pubbliche o locali dalle gestioni piuttosto controllate e controllabili, o come il sospetto diffuso che si sarebbe potuto affrontare il discorso dei regolamenti per gli intrattenimenti musicali all?aperto prima dell?inizio dell?estate.

Dall?altra parte c?? la realt? dei fatti, sconosciuta a molti: un incontro tra esercenti e amministrazione per cercare di stabilire alcune regole (orari di chiusura, modalit? di somministrazione, disposizione di tavoli e sedie, controllo della clientela e della musica all?interno dei locali?) e la sospensione temporanea delle autorizzazioni per musica dal vivo all?aperto, in attesa di un regolamento definitivo. E nulla pi?.

 

Metodi e dialogo:

Ottimo il confronto preventivo tra esercenti degli street bar e amministrazione comunale per cercare di trovare soluzioni che salvaguardino iniziativa privata, volont? di divertirsi sulla rupe, possibilit? di evitare lunghi viaggi notturni in macchina, sonno e salute dei residenti, sicurezza e decoro della citt?.

? il metodo delle approssimazioni successive, iniziando dal rispettare gli orari, dal somministrare le bevande in bicchieri di plastica, dal togliere tavoli e sedie dopo una cert?ora, cos? fino a controllare, per quanto possibile, i comportamenti della clientela.

Poi si verifica, di comune accordo, se e quali provvedimenti funzionano davvero, aggiustando il tiro mano a mano, invece di imporre da subito regole ferree stabilite dall?alto, a tavolino, sindacando poi sul livello di tolleranza al loro mancato rispetto, cosa che troppo spesso accade in Italia.

Sarebbe carino anche che clienti e gestori si incontrassero con gli abitanti, per decidere insieme dei limiti di tollerabilit? reciproca, con il Comune come testimone e non come parte in causa. Ma questa ? utopia, sia perch? siamo poco abituati al dialogo, sia perch? abbiamo la strana consuetudine di concepire l?amministrazione paternalisticamente: da lei corrono i litiganti in cerca di appoggio e sostegno, da lei le madri in cerca di lavoro per i figli, da lei chiunque voglia avere ?chi comanda? dalla sua, spesso accontentandosi di una pacca sulle spalle, che non costa niente e si pu? dare anche ad entrambi i contendenti, ma questo ? un altro discorso.

In ogni caso, a chiunque sia stato il fautore di questi incontri di concertazione, forse spicciola ma reale, chapeau!

 

Identit? e percezione:

Chi mai sapr? dirci quale ? la vera identit? e la reale vocazione di un centro storico come Orvieto? Una citt? del silenzio in cui si riposa bene e cos? profondamente da non sentire che in un mese si sfascia due volte la stessa vetrina per il corso? O un centro vivo e vitale anche se forse un po? chiassoso, in cui poter tornare a casa a piedi la sera senza troppe paure?

Sono sincero, in questa estate di eventi grandi e piccoli, sovrapposti e intersecati (alla faccia di chi si era abituato a dire che a Orvieto non esiste concorrenza alcuna alla Festa dell?Unit?), mi ? capitato due o tre volte di uscire dalla clausura serale imposta dalla prole, per rimanere a dir poco sorpreso del gran numero di persone (soprattutto giovani, nell?accezione dilatata e bambocciona del termine) che affollavano fino a tardissima notte il tratto tra il Duomo e Sant?Angelo.

Dopo aver passato, la prima volta, qualche minuto a capacitarmi di quello che stava succedendo, ho iniziato a non sentirmi pi? tanto marziano e a rendermi conto che stavo rivivendo a Orvieto quello che una decina di anni fa avevo sperimentato a Milano, e che a dire il vero non mi era manco piaciuto, perch? non mi sapeva di niente, per? andava di moda. Ma questi sono gusti personali, tant?? che io non sono mai stato alla moda.  

Unica pecca: nel brusio di fondo, che nella mia testa deviata e all?inizio dell?arteriosclerosi aveva uno strano retrogusto da film dell?orrore, o si rinuncia a comunicare, o si usa il linguaggio dei segni, o si deve per forza alzare la voce, contribuendo ad aumentare l?entropia del sistema. Chi non conoscesse la fisica sappia che ?entropia? ? sinonimo di ?casino?.

 

Coscienza e responsabilit?:

Sono sincero: quando stavo l? in mezzo alla folla, un pensierino a chi abitava sopra ce l?ho fatto.

Anche perch? sono anche io titolare di un pubblico esercizio e so che il gestore dell?attivit? ?, ahinoi, responsabile penalmente, e non solo civilmente, anche del comportamento della sua clientela, pure se questa sta fuori della porta del locale.

E non ci vuole niente ad avere i clienti fuori del locale, specie da quando dentro non si fuma pi?, cos? come non ci vuole niente a farsi fare un certificato medico per esaurimento da stress per mancato riposo e mandare nei guai sia il gestore che non avesse preso misure di prevenzione e controllo nei confronti della clientela rumorosa e maleducata, sia gli organi di controllo che, avvertiti, non si fossero adoperati a risolvere la questione (per la cronaca, una sentenza della Suprema Corte, sancisce che ?debbano essere multati i gestori dei locali notturni che mettono gli impianti di diffusione della musica all?esterno del locale durante gli orari notturni, indipendentemente dal fatto che i cittadini porgano o meno denuncia per disturbo della quiete pubblica?).

Spero di non aver suggerito strategie poco ortodosse ai residenti delle zone interessate, a cui dedico un pensiero: se davvero, grazie al certificato di un medico consenziente, tornasse il silenzio di tomba che c?era fino all?altr?anno, e anche uno solo dei ragazzi che stava a bere e a chiacchierare sotto casa vostra, un venerd? o un sabato qualsiasi, avesse un incidente andando o tornando da un locale di Perugia, Viterbo o Roma, sareste sicuri di riuscire ad avere comunque sonni sereni?

 

Una vecchia storia paesana:

Alcuni anni fa c?era, in un paese a poche decine di chilometri da qui, un malridotto campo da calcetto frequentato da bambini e ragazzi. E c?erano le solite comari che, abitando a pochi metri dal polveroso campetto, non sopportavano gli schiamazzi pomeridiani che disturbavano la pennica dei loro amatissimi, quanto criticatissimi, mariti.

Le signore si riunirono, andarono in Comune e chiesero la chiusura del campo da calcetto, prima adducendo il motivo degli schiamazzi, poi quello della manutenzione, poi quello della polvere e poi altre mille ragioni, senza mai spuntarla.

Un giorno, la pi? audace di queste signore, che chiameremo per convenzione Marisa, fece un esposto mettendo in luce le carenze di misure di sicurezza della struttura, riuscendo in questo modo ad ottenere la chiusura dell?unico svago estivo dei ragazzini del paese.

Da allora il pomeriggio di quel borgo ? scandito solo dal canto delle cicale e dal frusciar di serpi tra le sterpaglie cresciute sul vecchio campetto.

Nel frattempo Marisa ? diventata nonna e i suoi nipotini non hanno un posto dove giocare all?aperto.

Beh, lo credereste? Nonna Marisa si ? fatta promotrice di una petizione per riaprire il campetto, rendendosi pure disponibile per tagliare l?erba e per dei turni di sorveglianza.

Che c?entra questo con la storia della musica? E chi lo sa?

Pubblicato il: 28/09/2008

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