Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Isphaan

Fausto Cerulli

Dopo vennero i colori, inventati da un dio dei minareti, e la luce

Accecante sulla piazza grande con le madrase rispecchiate

Dalla fontana larga che sembrava di onde percorsa ma era

Il respiro degli occhi miei che si faceva strada dentro

L?anima. Prima furono le voci, in quella  lingua melodiosa

Dove sorriso e pianto  hanno le stesse note. L?Iran era

Ancora e sempre Persia, lo Scia aveva lasciato la sua

Scia di sterminio, crudele come un Serse occidentale

Deciso a non morire. Non ? una citt? , questa, che

Sorge sull?oasi, ma una sfida al deserto, una battaglia

di preghiere diverse.  Viveva non so come quella

Ragazza ebrea che si finse francese e cercava uno

Scampo nel volersi vestire l?anima e la pelle

Da sacra puttana, ispirata da un eros sciatto, triste.

Citt?  di mille ghetti, mescolati giudei senza

Storia ed armeni con troppa e sofferta. A piedi

Nudi dentro la moschea, e vestita l?anima mia di un

Bisogno di dire preghiere a un dio qualunque, seppi

Quanto silenzio in quella luce, quanto profumo

D?assenzio in quel bazar di tappeti e di galli, albergo

Di colori. Mi sentivo molto diverso da me stesso, mi

Raccontavo i contorni di Isphahan come i tratti

Del volto di una donna amabile perch? donna e

Perch? amabile. Le stelle erano sempre le stesse,

Inutilmente belle, vane e lontane. La notte

Aveva il mormorio delle fontane; e il canto

Del muezzin era canto di orgoglio e pianto.

Pubblicato il: 18/09/2008

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