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Cava del Botto. Dopo la sentenza del TAR l'ambiente ? pi? nostro

Filippo Belisario, responsabile della Sezione WWF di Orvieto

C'? una frase della sentenza del TAR che accoglie il ricorso di Fausto Giori contro l'ampliamento della cava del Botto che merita, da sola, una lettura attenta.
"L'eccezione di difetto di legittimazione sollevata dalla difesa comunale ed anche difesa della controinteressata non pu? essere accolta perch? il ricorrente, oltre che tutelare indirettamente il proprio diritto alla salute ed i propri diritti economici, intende direttamente difendere in questa sede anche il proprio interesse legittimo al rispetto dei valori paesaggistici ed ambientali della zona dove egli possiede un immobile."
Vale la pena riflettere su un fatto importantissimo. I giudici amministrativi chiariscono, una volta per tutte, che l'impegno etico per la difesa di beni ambientali e paesaggistici del territorio in cui si vive ? un valore civile superiore e, come tale, deve avere piena legittimit? e rappresentanza nel contesto della collettivit?.
Sarebbe stato lecito, forse un po' ingenuo ma assolutamente lecito, aspettarsi che una simile posizione venisse espressa anche dall'istituzione che alla collettivit? dovrebbe essere pi? vicina, il Comune. Sarebbe stato opportuno, pur in assenza di un simile coraggioso pronunciamento, che quanto meno su questo punto la difesa comunale avesse lasciato l'iniziativa alla sola difesa della parte direttamente interessata (l'impresa estrattrice). La difesa comunale (pagata con il denaro della collettivit?) ha invece sposato in pieno la tesi del "difetto di legittimazione a ricorrere" del cittadino Giori e in questo modo ? incappata in un madornale errore di valutazione, tale da compromettere, come rilevato dal TAR, il "corretto esercizio del potere amministrativo".
Siamo, a mio avviso, di fronte a una sentenza dalla portata storica per la nostra regione e per il nostro comprensorio orvietano, sempre pi? preda di interessi che niente hanno in comune col benessere della collettivit?. Sarebbe giusto e utile che tecnici e amministratori dall'autorizzazione facile, cos? generosamente disposti ad avviare preziosi pezzi di territorio verso destini di degrado irreversibile, possano riflettere a lungo e con serenit? sul peso di queste parole, la loro articolazione, le loro implicazioni. Sono pagine che pongono nuovamente al centro della scena il cittadino, non pi? suddito quiescente ma portatore di diritti concreti ed esigibili.
Da oggi, qui a Orvieto, noi cittadini siamo un po' pi? autorizzati a sentire, in linea con la Costituzione del nostro paese, che l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, il suolo su cui crescono gli alberi o le piante che mangiamo, i fiumi che scorrono sotto i nostri ponti, i paesaggi che accompagnano il nostro orizzonte quotidiano sono un nostro fondamentale diritto collettivo e come tale sono tutelati, purch? lo vogliamo, talvolta anche malgrado e contro i nostri governi locali.

Pubblicato il: 06/09/2008

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