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NOTIZIE CORSIVI

Le sorprese dell'archeologia

Claudio Bizzarri

Quando si pensa al misterioso mondo dell'archeologia viene subito in mente il fascino dell'ignoto, del passato che riesce ad emergere dopo secoli d'oblio, delle grandi scoperte che ci riportano indietro nel tempo, a contatto con civilt? nelle quali, chi pi? e chi meno, tentiamo di ritrovare le nostre radici, soprattutto oggi che ci sentiamo un po? tutti "globalizzati" nel senso negativo del termine, appiattiti, snaturati. E' di questi giorni la notizia degli incredibili rinvenimenti che il team guidato da Simonetta Stopponi ha effettuato a Campo della Fiera, l'ampia area archeologica ai piedi della rupe, verso occidente, che col passare degli anni assume sempre pi? la fisionomia del santuario per eccellenza. I reperti di pregio trovano spazio sui giornali e sugli organi d'informazione, l'attenzione e la curiosit? del grande pubblico si coagula attorno ai pezzi migliori, stimolato dalle ruvide superfici ancora sporche di terra, le opere d'arte si guadagnano l'ammirazione dei fruitori di oggi, ricordando quella dei devoti di ieri. Ma questa, ovviamente, ? la punta dell'iceberg. C'? un grande lavoro dietro uno scavo archeologico, che dura ben oltre i due mesi della campagna vera e propria, un lavoro che sembra in effetti non aver mai fine. E gli attori sono tanti perch? tante sono le necessit? che devono trovare una risposta: un archeologo finisce con dedicare forse pi? tempo a preparare una campagna annuale che a scavare veramente. E sarebbe veramente difficile se le istituzioni non fossero disponibili, ma su quelle, proprio perch? istituzioni, si spera di poter sempre far conto (non me ne vogliano il Comune, la ProCiv, la Comunit? Montana se non elenco in dettaglio quanto fanno per noi da anni! E tantomeno la Banca Monte dei Paschi di Siena, la cui sponsorizzazione ? fondamentale). Ma le sorprese, e le soddisfazioni, legate alla ricerca archeologica hanno anche una componente nella quale giocano un ruolo preponderante i rapporti umani: riempie di soddisfazione vedere un folto pubblico presentarsi ad una conferenza stampa come se fosse una prima teatrale; oppure trovare un ruspista che dedica - senza contropartita economica badate bene - parte del suo tempo, un mezzo meccanico e, soprattutto, la sua grande esperienza per alzare dal suolo e portare al sicuro una base in trachite sulla quale una volta si ergeva una statua etrusca. Grazie signor Custodi! Quest'anno per? le sorprese non si sono limitate ai giorni di scavo vero e proprio. Spesso accade che, in chiusura, per preservare quanto gi? portato alla luce, si debbano destinare parte delle cifre di per s? gi? scarne ad operazioni di ricopertura e restauro: si tratta di impegni economici di difficile previsione, risorse economiche che l'archeologo deve mettere a disposizione non per scavare ma, con coscienza culturale, per far s? che anche domani sia possibile far vedere quanto portato alla luce oggi. Quest'anno, ad esempio, ? stato il caso della chiesa di San Pietro in vetere, coi suoi bei mosaici, le tombe, la struttura della chiesa medievale, quella chiesa che per noi sar? sempre legata a Francesco Satolli, che se l'? scavata per anni, che l'ha studiata, per la quale quasi quasi lo si prendeva in giro (tutta "roba moderna"!), Francesco che avremmo voluto anche quest'anno con noi per raccogliere parte di quei frutti che finalmente sono arrivati, ma purtroppo per lui - e per noi - con qualche mese di ritardo. La chiesa ha avuto quindi ancora un motivo in pi?, se mai ne avesse avuto bisogno, per essere adeguatamente preservata. Come ? ovvio, per fare bene un lavoro vanno anche utilizzati materiali idonei e non c'? altro che l'argilla espansa per far respirare gli antichi pavimenti. E di argilla ne serve tanta, sacchi e sacchi. Ed ecco l'ennesima sorpresa del 2008: Carlo Montefiore  (Garden Motor s.r.l) e Marco Mandini (orto-floro-vivaista) non solo si sono presi la briga di trovare il quantitativo necessario, ma l'hanno anche donato allo scavo. E queste sono cose che fanno riflettere: se ? possibile incontrare persone sensibili che ritengono sia giusto dare un contributo tangibile sia dal punto di vista organizzativo che economico, in modo del tutto disinteressato, allora vuol dire che esiste una ragione in pi? per la quale portare avanti il nostro lavoro. E loro sanno che quanto riportato alla luce ? un po? anche roba loro, non solamente per linea genetica ma soprattutto culturale; per chi fa il nostro lavoro ? di primaria importanza condividere con altri la storia di un luogo, raccontare quello che c'era, far incontrare gli uomini e le donne di oggi con quelli di 2000 anni fa. Grazie di cuore.

Pubblicato il: 05/09/2008

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